Durante i Seminari di Istanbul di Resetdoc (30 Maggio – 4 giugno 2009) il noto intellettuale musulmano Tariq Ramadan ha risposto positivamente all’appello di Giuliano Amato in difesa delle donne che protestano contro la legge di famiglia afghana. Tariq Ramadan ha insistito sulla necessità per gli studiosi musulmani di essere capaci di autocritica. Lui stesso si dice critico nei confronti dell’interpretazione letterale della shar’ia: «Giuliano Amato ha ragione. Noi musulmani dobbiamo prendere apertamente una posizione – dice in questa video-intervista esclusiva a Resetdoc rilasciata il 2 giugno – e io personalmente l’ho fatto in tutti gli ultimi vent’anni, sostenendo che non possiamo accettare l’implementazione dogmatica e letterale dell’Islam. L’autocritica è importante non solo per i musulmani, è importante per tutti noi. Dobbiamo essere capaci di umiltà nel dialogo. In questi giorni Obama si rivolgerà ai musulmani (l’intervista risale ai giorni precedenti l’intervento di Obama a Il Cairo, ndr) e da lui ci si aspetta una forma di autocritica se vuole essere ascoltato e credibile agli occhi dei musulmani. Ai fini della nostra discussione il primo passo è l’apertura, la capacità di rivolgersi a diversi studiosi dell’Islam, anche quando hanno visioni conflittuali. Il passo successivo è aprire la discussione al pubblico in modo che siano in condizione di ascoltare e di capire. Dobbiamo guardare al futuro e coinvolgere le persone e la società civile nel dibattito critico. Questo vale non solo per la Turchia o i paesi a maggioranza musulmana, ma anche per l’Europa».
«Nel 2005 ho fatto un appello contro le punizioni corporali, la pratica della lapidazione e la pena di morte nel mondo musulmano – ha aggiunto intervenendo agli Istanbul Seminars – Quando dico che dobbiamo aprire una discussione su questo tema intendo dire che dobbiamo interrompere queste pratiche adesso, in qualsiasi parte del mondo. Non ho mai smesso di criticare le interpretazioni violente e letterali dell’Islam che violano i diritti umani. Qualsiasi paese che non rispetta i diritti umani dev’essere egualmente criticato. La libertà di scelta, ad esempio, dovrebbe essere rispettata ovunque, mentre al momento questa libertà riguardo al velo non è rispettata né in Iran né in Francia.»