filosofia
  • Craig Calhoun, LSE 12 marzo 2014
    “Il modo in cui immaginiamo il mondo è estremamente importante, perché è il modo in cui noi stessi ‘creiamo’ la realtà in cui viviamo immaginandola. Il fenomeno dell’immaginario sociale non solo è alla base dei temi di cui parliamo, ma del nostro stesso modo di parlare, di pensare il mondo. Persone che vivono in una parte del mondo, come concettualizzano le altre parti del mondo? Pensiamo all’umanità come a un insieme di individui, oppure pensiamo anche al tipo di connessioni che creiamo? Nei nostri paesi, e anche nelle nostre città e nelle nostre famiglie, l’immaginario sociale è una forza che ci plasma anche prima di prendere decisioni coscienti sul nostro agire.” Come? Lo abbiamo chiesto a Craig Calhun, direttore della London School of Economics, durante i nostri Istanbul Seminars.
  • Seyla Benhabib, Yale (Parte 1/2) 3 giugno 2013
    Le rivendicazioni universali si prestano a una contestualizzazione nella concretezza del reale?” si chiede Seyla Benhabib, politologa della Yale University. “Come possiamo far sì che le voci degli esclusi – donne, migranti, minoranze – vengano integrate nella sfera pubblica? Attraverso il processo di iterazione e la jurisgeneratività, normativa e utopica, determinati dalla conflittualità politica, l’interrogazione e il dialogo.” Abbiamo intervistato Seyla Benhabib durante i nostri Istanbul Seminars. Guarda la seconda parte del video
  • Abdou Filali-Ansary, filosofo marocchino (2/2) 13 giugno 2011
    Un processo di secolarizzazione sta coinvolgendo, seppur lentamente, anche il mondo musulmano, dove è ormai evidente l’aspirazione della gente alla partecipazione politica ed economica, alla giustizia sociale e ai diritti umani. Allo stesso tempo, la maggior parte di queste persone rifiuta di diventare, o di definirsi, laica. Le ragioni sono molteplici: malintesi, traduzioni sbagliate o poco accurate del concetto di secolarismo in termini ateistici, paura di perdere la propria religione e identità, ma anche la memoria crudele di regimi laici e tirannici e il risentimento nei confronti di élite secolari che si accaparrano tutti i vantaggi del progresso economico.Il filosofo marocchino Abdou Filali-Ansary, ex direttore della Aga Khan University di Londra ne parla con ResetDoc durante gli Istanbul Seminars.
  • Fred Dallmayr, University of Notre Dame 13 giugno 2011
    «La mia tesi di fondo riguardo al Corano è che, per comprendere il pensiero islamico, occorre riconsiderare la dimensione umana del Corano. Ancorare il Corano alla storia non significa che le origini del Corano siano [esclusivamente] umane. Credo che il Corano sia un testo divino, rivelato da Dio al Profeta Maometto attraverso la mediazione dell’arcangelo Gabriele. Quella rivelazione, però, ha avuto luogo attraverso l’uso del linguaggio, di una lingua (l’arabo) radicata in un contesto storico. Il Corano si rivolgeva agli arabi che vivevano nel VII secolo, tenendo conto della realtà sociale di quel determinato popolo che al tempo viveva nella Penisola araba. Altrimenti, come avrebbero potuto costoro capire la rivelazione?»Nasr Hamid Abu Zayd
  • Un'intervista alla filosofa femminista Nancy Fraser 3 giugno 2010
    «Parliamo troppo di religione? Piuttosto penso che dovremmo fare un passo indietro e riflettere sul perché così tante questioni politiche vengono inquadrate in termini religiosi. Le controversie sull’hijab e sul velo, in Europa e in Turchia, occupano una posizione analoga a quella delle battaglie sull’aborto negli Stati Uniti – dice in questa video-intervista la filosofa femminista Nancy Fraser – In entrambi i casi assistiamo a una spettacolarizzazione mediatica. Sono inquadrate in modi molto polarizzanti e hanno la capacità di succhiare via tutto l’ossigeno nell’atmosfera. Ad esempio oscurano le questioni femminili dei diritti sociali e della salute».
  • Fred Dallmayr 8 aprile 2010
    «In Matteo 5-13 leggiamo che ai credenti viene detto: “Voi siete il sale della terra”. La frase significa che chi crede non deve né identificarsi con la “terra”, né allontanarsi da essa. In questo senso, chi crede non deve essere né materialmente laico né radicalmente anti-materialista e anti-secolare (dunque, forse, post-secolare)».
Load more