1 febbraio 2013
Sono in molti ormai a chiedersi se anche nella primavera egiziana le forze organizzate prenderanno il sopravvento su quello che resta della rivoluzione del Cairo, come accadde un secolo fa, quando la frangia bolscevica dei rivoluzionari russi prese in ostaggio i movimenti spontanei e plurali per imporre la propria ideologia. Ma è un timore giustificato? E il parallelismo con la rivoluzione d’ottobre ha un senso? E cosa è rimasto invece è dell’ondata di proteste che investì Israele nell’estate del 2011? Anche qui le forze più organizzate e conservatrici sembrano avere avuto il sopravvento sulla spontaneità dei movimenti. Ma, infondo, è pensabile un serio cambiamento senza organizzazione? Lo abbiamo chiesto al filosofo israeliano Avishai Margalit durante gli Istanbul Seminars di Reset-Dialogues, nel maggio 2012.
Una video intervista di Nina zu Fürstenberg