elezioni
  • Andrew Arato 15 febbraio 2013
    Per creare un ordine politico democratico dopo una rivoluzione contro un potere autoritario, il processo di transizione deve incarnare un vero e proprio potere costituente democratico, spiega il politologo Andrew Arato agli Istanbul Seminars di Reset-Dialogues: la democrazia ha bisogno di consenso e stimoli attivi da parte della società civile, e non solo da parte della élite. Nell’Egitto della primavera araba questa forma di potere costituente democratico non è mai realmente emersa, in parte anche perché la Fratellanza musulmana ha permesso ai militari di imporre le proprie regole del gioco in cambio di un’anticipazione delle elezioni che ha finito per favorirla, a discapito dei movimenti spontanei di piazza Tahrir e degli schieramenti politici meno organizzati.Andrew Arato è Dorothy Hart Hirshon Professor in teoria politica e sociale presso il dipartimento di sociologia alla The New School University di New York.
  • Intervista a Riccardo Migliori, presidente della delegazione dell'Osce in Tunisia - di Antonella Vicini 25 ottobre 2011
    Tredicimila osservatori nazionali e seicento internazionali, fra cui settantacinque dell'Organization for Security and Co-operation in Europe, presente su tutti i principali fronti di crisi. Sono queste le cifre del sistema di controllo attivato in Tunisia per scongiurare il pericolo di brogli; il timore maggiore non solo per la popolazione, ma anche per l'Istanza Superiore Indipendente per le elezioni, guidata da Kamel Jendoubi, che su questo ha messo in gioco tutta la sua credibilità. Sul fatto che il voto del 23 ottobre sia stato libero e corretto nel suo svolgimento si sono trovati tutti d'accordo: partiti, Isie e anche la delegazione Osce guidata da un italiano, Riccardo Migliori, dal 2010 vicepresidente dell'organizzazione dell'Unione Europea che ha sede in Danimarca.  
  • Una conversazione con Nicoletta Pirozzi 16 marzo 2010
    Il regolare svolgimento delle elezioni sudanesi - regionali e nazionali, dall'11 al 13 aprile - sarà verificato sul campo da osservatori europei, ma il loro lavoro, così come l'affluenza alle urne, sarà reso difficile dal clima di tensione diffuso in tutto il paese. Inoltre, secondo gli esperti, prima del referendum per l'indipendenza del Sud Sudan, previsto per gennaio 2011, il quadro politico sarà solo parziale e il processo di pace tracciato dall'Accordo del 2005 sospeso. Sullo sfondo il lavoro di mediazione dell'Unione europea, di quella Africana e dei facilitatori dell'ex presidente sudafricano Thabo Mbeki, che guadagnano in autorevolezza. A colloquio con Nicoletta Pirozzi, esperta in relazioni Ue-Ua e Paesi del Corno d'Africa dell'Istituto per gli Affari Internazionali.Un'intervista di Federica Zoja
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