abdullahi-an-naim
  • Nina zu Fürstenberg 30 agosto 2011
    Negli ultimi mesi sono stati pubblicati in Italia due libri importanti: entrambi sostengono la necessità di una riforma interna all’Islam, perché il mondo musulmano possa instaurare un rapporto equilibrato con una propria versione della modernità. Questa è la posizione di pensatori come Abduallhi An-Na’im – che affronta il tema dal punto di vista giuridico – e come Amina Wadud, che propone invece una rilettura del Corano che renda l’Islam ospitale per una cultura dei diritti umani e delle donne. La differenza principale tra i due pensatori consiste nel fatto che mentre An-Na’im si concentra sulla shari’a e la sua dimensione pubblica, la Wadud lavora unicamente sull’esegesi del Corano. I loro libri, tuttavia, hanno in comune la volontà di far emergere il principio della giustizia sociale (e di genere) dal testo sacro. Malgrado siano stati pubblicati in lingua inglese già nei primi anni Novanta, questi testi non hanno perso attualità, specialmente dinnanzi alla «primavera» rivoluzionaria dei paesi arabi.
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