“Perché l’Europa dovrebbe preoccuparsi”
Mohammed Benchicou con Marco Cesario 25 March 2009

«Voglio che si sappia che in Algeria non ci saranno vere elezioni», dice Benchicou, che ha recentemente pubblicato un altro romanzo, «Diario di un uomo libero» in cui racconta la sua vita dopo la liberazione dalla prigione di El Harrach, ad Algeri. Il libro doveva uscire in coincidenza con il Salone internazionale del libro di Algeri nel dicembre scorso, ma è stato bloccato in tipografia. Censurato in Algeria, anche questo libro è stato però pubblicato in Francia (Editions Rivesneuves).

Il 9 aprile l’Algeria ritornerà alle urne per eleggere nuovamente il presidente della Repubblica. Nonostante la presenza di altri 5 candidati, quella di Abdelaziz Bouteflika sembra una vittoria già annunciata?

Il voto serve solo a consolidare il suo potere, e le elezioni sono una farsa che non ha nulla a che vedere con ciò che avviene in qualunque altro paese democratico. Nel nostro paese c’è un regime che organizza delle parodie per poter continuare a governare. Il 9 aprile prossimo Bouteflika potrà ottenere un mandato presidenziale a vita.

Il 12 novembre 2008 il Parlamento algerino ha votato una revisione costituzionale che prevede, tra l’altro, l’eliminazione del limite di due mandati consecutivi per il presidente della Repubblica ed un nuovo ruolo, molto indebolito, del primo ministro. Lei come giudica questa revisione?

Con questa revisione Bouteflika ha allineato l’Algeria alle altre dittature arabe. Tutte le dittature arabe sono governate da presidenti a vita, veri e propri dittatori che impediscono l’alternanza nella loro società e che impediscono alle nuove generazioni di accedere al potere e di organizzare la vita del loro paese. Nella Costituzione del ‘96 esisteva un freno che garantiva l’alternanza, e cioè il limite dei due mandati presidenziali consecutivi. L’Algeria è ridiventata una repubblica delle banane araba con un presidente eletto a vita. Ciò porterà alla formazione di una casta corrotta, alla rottura definitiva con la società e all’esclusione della gioventù dalla politica.

Eppure la revisione è stata votata da una maggioranza schiacciante. Soltanto 21 i voti contrari contro cinquecento a favore. L’unico deputato parlamentare che si è ribellato è stato Saïd Saadi (capo del partito laico all’opposizione, RCD, Rassemblement pour la culture et la démocratie).

In Algeria non esiste un’opposizione. C’è una sorta di personale pagato dal regime per fare opposizione. Fa parte della scenografia della “democrazia travestita” di Bouteflika. Questa “opposizione” serve solo a placare il malcontento sociale. Questi personaggi non escono mai dai loro bunker, non partecipano alla vita del paese, sono completamenti discreditati agli occhi dei cittadini. Per ora non si può dire che esista una vera opposizione. E’ un peccato, ma forse altre forme di reazione prenderanno forma all’interno della società. Per ora però non c’è nulla di concreto all’orizzonte.

Come giudica la situazione della libertà di stampa in Algeria?

La stampa è ancora una realtà, nonostante abbia ricevuto duri colpi. C’è stato sicuramente un ripiego della libertà di stampa in quanto i media hanno voluto fare il gioco del potere politico. Nonostante questo, credo esista ancora una libertà di stampa che si limita però a poche testate. Quello che occorre sapere è che il potere sta portando avanti una guerra totale e che questa verrà intensificata nel corso del terzo mandato di Bouteflika. Il potere vuole infatti ritornare al sistema unico che esisteva prima della democratizzazione del paese. La stampa sarà la prima vittima del futuro regime del 9 aprile.

Che ne è appunto del giornale da lei fondato nel 1991, Le Matin?

E’ sempre sospeso. Da cinque anni ormai. Era il primo giornale d’opposizione pubblicato in Algeria. E’ stato censurato dal potere. L’opinione internazionale deve sapere che ci troviamo in uno stato d’emergenza. Le manifestazioni e le riunioni sono vietate e la corruzione dilaga. Bisogna aprire gli occhi su quella che è la realtà algerina.

Crede che l’Algeria sia capace di rialzarsi? L’Unione Europea, ed in special modo i paesi europei della riva nord del Mediterraneo, crede possano giocare un ruolo importante in questo senso?

L’Unione Europea ha tutto l’interesse a che ci sia una democratizzazione dei paesi della riva sud del Mediterraneo. Sarebbe importante per risolvere due grandi problemi che attanagliano l’Europa: l’immigrazione clandestina ed il terrorismo. Fino a quando esisteranno regimi illegittimi non eletti dal popolo, dei regimi dittatoriali, non ci sarà mai una soluzione a questi due problemi. L’Unione Europea deve assolutamente capire che la stabilizzazione dei paesi della riva sud del Mediterraneo passa per una democratizzazione del potere politico vigente in questi paesi. Non c’è altra soluzione. Non è una battaglia che porterà benefici soltanto alle popolazioni dei paesi della riva Sud. E’ una battaglia che porterà benefici anche all’Europa, che è la nostra vicina.

http://www.marcocesario.it

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