La rivoluzione sfida la società patriarcale
Margot Badran, intervistata da Elisa Pierandrei 23 December 2011

Come descriverebbe la partecipazione delle donne nella rivoluzione di febbraio e gennaio? Come sappiamo i giovani sono stati predominanti all’inizio. Sia i ragazzi che le ragazze. Anche quando persone di altre generazioni hanno iniziato a prendere parte alle manifestazioni di Piazza Tahrir si è trattato di uomini e di donne che si sono mobilitati insieme. Non si facevano distinzioni di genere, religione e classe. I diciotto giorni di proteste a Piazza Tahrir, che si sono velocemente propagate in tutto l’Egitto, sono stati una imponente manifestazione di unità nazionale. Era chiaro che si trattava della rivoluzione di tutti. Quando la situazione si è fatta difficile e i manifestanti sono stati attaccati, uomini e donne hanno risposto con lo stesso vigore. Hanno mantenuto viva la lotta, ciascuno secondo i propri mezzi, impegnandosi dove era necessario – il genere non era importante – fino a quando hanno costretto Mubarak alle dimissioni.


A circa 8 mesi dalla caduta di Mubarak, alla luce dei risultati del primo turno delle parlamentari, sembra che ci saranno poche donne in parlamento.

Sì. Ma sfortunatamente il numero delle donne in parlamento, in Egitto, è sempre stato basso. Quindi non è che adesso ci sia una grande differenza. Tuttavia, con la rivoluzione ci si aspettava che il loro numero salisse. Immagina come sarebbe se la proporzione delle donne presenti in parlamento fosse uguale, o quasi uguale, a quella delle donne rivoluzione in prima linea. Notiamo che mentre è normale per le donne militare nell’attivismo politico, è cosa diversa per loro essere attive allo stesso modo nella politica formale. La situazione cambierà, ma il punto è quanto tempo impiegherà l’elettorato politico a mettersi al passo con l’attivismo politico.

Quali saranno le implicazioni con un parlamento a maggioranza islamica fuori e dentro l’Egitto?

Chiariamo innanzitutto il significato di maggioranza islamica. Come sa gli islamici non sono un’entità monolitica e stanno senza dubbio evolvendo in fretta. Islamisti sono i Fratelli Musulmani – soprattutto centristi, sulla scena da molto tempo e che negli anni hanno saputo rispondere ai bisogno della maggior parte della popolazione – hanno dichiarato che vogliono uno stato secolare. Gli ultraconservatori e reazionari Salafiti, sulla scena egiziana da dopo la caduta di Mubarak, hanno messo in chiaro invece che voglio uno stato islamico. Hanno inoltre detto che deplorano i Fratelli Musulmani perché in favore di uno stato laico e disposti a collaborare con i liberali e i laici. Infine hanno mostrato disprezzo verso i Cristiani.

Nel primo turno delle Parlamentari, il Partito della Libertà e della Giustizia (PLG) dei Fratelli Musulmani ha vinto con il 36,6 per cento, mentre i Salafiti hanno preso il 24,4 per cento con il loro partito Nour. Adesso ci si augura che il PLG, il cui numero due è un Copto, farà fronte comune con i liberali e i laici allo scopo di salvare l’economia, migliorare l’istruzione, ed estendere maggiori e necessari servizi alla popolazione. I Fratelli Musulmani non vogliono imporre l’hijab alle donne o in alcun modo restringere il loro ruolo nella sfera pubblica. Per il paese, continueranno ad incoraggiare la presenza delle donne nell’arena pubblica, magari incrementandola. Sanno che questo gioca a loro favore. Ma sta alle donne, poi, agire in modo da trarre vantaggio per loro e per il loro paese da questa situazione.

Sul fronte dei trattati internazionali, il PLG dovrebbe mantenere la parola data e quindi onorare questi trattati. Vorrà ripristinare il turismo così duramente colpito nei mesi scorsi.

Con una maggioranza di islamisti in Parlamento, quale sarà il futuro della legge sulla famiglia in Egitto?

Quando il partito Ennahda ha vinto la maggioranza dei seggi in Parlamento, in Tunisia, è stato chiesto loro se avrebbero rispettato il codice di famiglia che è molto avanzato. E loro hanno detto che lo avrebbero fatto. In Egitto non ci si pone esattamente la stessa domanda, e cioè se la legge sulla famiglia per i cittadini musulmani (perché per i cristiani è diversa, ndr), chiamata Codice sullo Status Personale per i Musulmani, sarà rispettata. Ci si chiede invece se questa normativa conservatrice, basata sul fiqh (giurisprudenza islamica, ndr), sarà riformata sul modello di quella marocchina, la Mudawwana, secondo una lettura più egalitaria della giurisprudenza islamica.

I progressisti laici oppure religiosi, e specialmente i giovani, preferirebbero una revisione del codice in vigore. Per ragioni pratiche, questa non sembra essere un’opzione valida nel prossimo futuro. Tuttavia, non è possibile che questa normativa così sfacciatamente patriarcale, sostenuta da regimi laici e che perpetra l’ineguaglianza, possa restare invariata. In una democrazia, nel senso vero del termine, l’uguaglianza dei cittadini non si può arrestare davanti alla porta della famiglia. L’ineguaglianza della legge attualmente in vigore in Egitto è la manifestazione di una mentalità patriarcale. Non è ispirata ai principi del “vero islam”, come invece pretendono gli ultraconservatori e le forze patriarcali laiche che li seguono. Alla fine credo che l’Egitto si schiererà dalla parte degli altri. Donne e nuove generazioni vedranno a questo momento.

Le donne sono state messe da parte da questa rivoluzione?

Gli interlocutori occidentali mi fanno spesso questa domanda. La mia riposta breve è che le donne proiettano la rivoluzione verso il futuro. Certo, non sarà semplice. Nella storia le rivoluzioni non hanno prodotto velocemente o facilmente trasformazioni culturali e sociali. Ma queste rivoluzioni (politiche) non possono avere successo, essere considerate tali, o condurre alla pratica di una democrazia reale, se le donne sono messe da parte. Le donne egiziane e i loro alleati uomini faranno in modo che questo non accada. Le forze in lotta sul campo non sono religiosi (islamici) contro laici, ma fautori di una società patriarcale contro i difensori dell’uguaglianza sociale. Ridurre la ricerca della democrazia ad una battaglia fra islamici e laici è una distrazione che farà ritardare, o deragliare, la causa per la costruzione di un Egitto egalitario e vivace.

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