Secondo lei, l’errore d’Israele è stato quello di non aver pianificato adeguatamente l’offensiva Piombo Fuso e di non possedere una vera e propria strategia per combattere Hamas?
Non è solo il governo israeliano a non sapere come fronteggiare Hamas, tutto il mondo è in grande difficoltà. Il problema è che Hamas è un movimento terroristico che combatte in modo non convenzionale e su cui l’Iran esercita un forte controllo, e in questa specifica situazione prima dell’attacco israeliano il popolo di Gaza non aveva niente da guadagnare rifiutando di continuare la tregua, perché sapevano che se avessero continuato a lanciare razzi Israele avrebbe reagito energicamente. Hamas ha continuato ad attaccare non nell’interesse della propria popolazione, bensì di quello iraniano. E gli interessi dell’Iran sono molto chiari: innanzitutto evitare che Israele e la Siria trovino un accordo. Il problema è che Hamas non difende gli interessi della propria popolazione e Hezbollah non difende quelli dei libanesi. Fanno entrambe parte di un più ampio movimento fondamentalista sotto il controllo dell’Iran, e così diventa difficile per tutta la comunità internazionale capire come combatterli.
Gli israeliani si sentono rappresentanti da questo governo e dalla stessa classe dirigente che è al potere da almeno un ventennio?
Le posso dire che purtroppo questa guerra aveva un consenso quasi unanime da parte della popolazione israeliana: il 75% degli israeliani era d’accordo con la decisione del governo Olmert di intervenire contro Hamas, perché Hamas ha continuato a lanciare razzi ininterrottamente verso le città israeliane per sei anni. Non contesto le numerose proteste da parte di molti paesi nei confronti dell’offensiva israeliana, ritengo siano giuste. Purtroppo George W. Bush e la politica mediorientale della sua amministrazione hanno fatto passare il messaggio secondo cui le vite dei civili contano poco.
La guerra a Gaza ha qualche legame con le prossime elezioni parlamentari in Israele?
Penso che le elezioni di febbraio non siano il motivo dell’operazione piombo fuso: gli israeliani dovevano reagire agli attacchi di Hamas e sono entrati in guerra senza pensare alle elezioni. Detto ciò, mi sembra che l’offensiva sia stata condotta in modo tale che qualcuno ne potesse trarre vantaggio alle prossime elezioni: il modo, non la causa scatenante delle operazioni di guerra, è stato a mio parere dettato da motivi di politica interna. Personalità come Tzipi Livni sono state sicuramente incoraggiate dai propri consiglieri a mostrare il pugno duro per rassicurare l’elettorato, ma da qui a pensare che il governo abbia intrapreso una guerra con l’unico scopo di vincere le elezioni sarebbe ridicolo. L’ultima cosa che Olmert voleva era un secondo Libano.
Come spiega che gli israeliani nel 2006 criticarono la decisione di Olmert di attaccare il Libano, mentre adesso lo hanno appoggiato nella guerra contro Gaza?
Prima di tutto nella guerra in Libano Olmert commise il grave errore di promettere qualcosa che non avrebbe mai potuto mantenere. Mi riferisco alla liberazione del soldato israeliano rapito da Hamas, Gilad Shalit. In questa guerra, invece, non ha promesso sostanzialmente nulla, quindi le aspettative erano basse. In secondo luogo, Hezbollah non ha mai rappresentato la maggioranza del popolo libanese, non c’è mai stato un Presidente di Hezbollah, che tra l’altro non ha mai avuto la maggioranza in Parlamento. A Gaza è diverso, perché Hamas ha vinto le precedenti elezioni e perciò i palestinesi vengono identificati con Hamas. Quando nel 2006 il governo di Olmert attaccò il Libano, per gli israeliani si trattava di un’offensiva contro i civili e non contro Hezbollah, per questo l’opinione pubblica criticò il governo. A ciò si aggiunge quello che io definisco il deterioramento morale della società israeliana.
Cosa intende per “deterioramento morale della società israeliana”? E che peso ha nel rapporto con i palestinesi?
Penso che la costante lotta contro il fondamentalismo islamico abbia reso gli israeliani molto più indifferenti e freddi nei confronti del proprio nemico. Quando il conflitto era contro l’Olp l’identificazione era più facile, perché si trattava di un movimento secolare che lottava per il riconoscimento internazionale, quindi per gli israeliani il processo di identificazione era più semplice. Quando al posto dell’Olp è subentrato Hamas, che è un’organizzazione fondamentalista, a quel punto nell’opinione pubblica israeliana è scattata una reazione xenofoba: gli israeliani odiano Hamas perché incarna dei valori che sono per noi incomprensibili. La società israeliana, per questo, è molto più spaventata da Hamas o da Hezbollah di quanto non lo fosse dall’Olp.