Cari amici:
Non condivido il tenore del vostro articolo, che per di più non afferra il mio punto di vista in merito alle decisioni della Corte costituzionale turca del 5 giugno. Secondo la mia opinione:
1. Le decisioni sono state tecnicamente errate, perché gli emendamenti agli articoli 10 e 42 in sé non minacciano la laicità né nella sua accezione più ampia né in quella strettamente turca.
2. In ogni caso, queste decisioni erano interamente comprese all’interno della giurisdizione della Corte Costituzionale, agiscono nella natura immodificabile degli articoli 1, 2 e 3 e in conformità con l’articolo 4. L’articolo 148, che prevede solo la revisione degli emendamenti, non permetterebbe in questo caso il cambiamento di ciò che non è possibile cambiare anche con il 100% dei voti… Per questo sarebbe impossibile affermare che la procedura avrebbe dovuto essere adeguata, se la Corte aveva ragione nel dire che gli emendamenti andavano a toccare l’articolo 2 (la Corte non aveva ragione, ma si tratta di una questione di interpretazione, non giurisdizionale).
3. Le decisioni potrebbero essere interpretate come Göle le interpreta, storicamente, come una preparazione della dissoluzione dell’AKP, se il partito dovesse essere sciolto, o logicamente, secondo la mia interpretazione, come un rendere lo scioglimento del partito inappropriato e obsoleto. (È da notare che il procuratore generale Yalcinkaya si è già sentito costretto a rispondere, su tale questione, nella sua dichiarazione del 2 giugno presso la Corte!). Non dico che per questo motivo la Corte stia difendendo la corretta nozione di laicità (come mi avete fatto dire), in realtà la Corte non ha espresso chiaramente alcun parere, come avrebbe dovuto. Dico soltanto che per la Corte è meglio diventare il guardiano della costituzione (e un fattore di applicazione del consenso), come forse è stato anche per una decisione tecnicamente errata, piuttosto che rimanere il guardiano degli elementi autoritari di un regime dualistico.
4. Staremo a vedere cosa avrà la meglio, se la logica o la storia. Gli arresti dei membri, posti sotto accusa, di Ergenekon, e la conversazione tra Erdogan e il generale Basbug mi fanno credere che io abbia ragione, piuttosto che Göle. Penso che anche lei speri che io abbia ragione.
In merito alla questione generale:
5. L’AKP ha una parte di responsabilità della crisi costituzionale per avere abbandonato il percorso di consenso tipico della politica, e in special modo la costruzione della costituzione. Chi sta al di fuori non dovrebbe essere così svelto nel prendere le sue parti a prescindere. Dovremmo sperare che l’AKP sopravviva alla sfida, insieme ai suoi leader. Dovremmo anche sperare e consigliare che esso ritorni quanto prima sul percorso di consenso e legittimità, da quello di una stretta e maggioritaria legalità. La proposta costituzionale dell’associazione TUSIAD offre una via importante sul come farlo, se le negoziazioni parlamentari sono impraticabili, come i leader del AKP affermano.
Sono contento che stiate seguendo questo caso. La sua buona riuscita è davvero importante per tutti noi.
Cordialmente vostro,
Andrew Arato
Traduzione di Giuseppe Martella