Nilüfer Göle, l’Islam e la sfera pubblica Europea
Giancarlo Bosetti 29 giugno 2011

Nilüfer Göle, intellettuale turca, di Ankara, dove è nata nel 1953, rappresenta un punto di incontro di profilo alto e autorevole tra il background del suo paese e gli studi sociologici che ha iniziato in Turchia e completato a Parigi sotto la guida di Alain Touraine. Dopo il dottorato in Francia è diventata professore all’Università Boğaziçi (del Bosforo) per poi tornare all’École des Hautes Études en Sciences Sociales come direttrice di studi e dividendo la sua vita tra Parigi e Istanbul, dove è sposata con l’economista Asaf Savas Akat.

La sua ricerca si è diretta a individuare la ragioni per cui il fondamentalismo prende piede in settori della gioventù e tra le ragazze e ad analizzare il comportamento degli europei posti di fronte all’immigrazione islamica, ai contrasti sollevati dalle problematiche del velo, della costruzione delle moschee, della crescita dell’estremismo xenofobo, ma i suoi libri e la sua attività pubblicistica sono stati preziosi anche nel chiarire la natura dell’evoluzione politica in corso in Turchia, dove è iniziato quello che lei stessa definisce un processo di «democratizzazione della laicità», un processo che sta smantellando i tabù nazionalistici ed autoritari della tradizione repubblicana kemalista in connessione con il successo del Partito della Giustizia e dello Sviluppo di Erdogan e con l’apertura del dossier dell’accesso della Turchia all’Unione europea.

Tra le sue opere Interpénétrations: L’Islam et l’Europe. (Galaade Editions, 2005, in corso di traduzione in italiano), Islamisme et féminisme en Turquie: regards croisés, in Le foulard islamique en questions (Éditions Amsterdam, 2004), The Forbidden Modern: Civilization and Veiling. (University of Michigan Press, 1997).

In questo celebre libro analizza criticamente la modernizzazione turca che ha preteso di omogeneizzare tutte le differenze e identità culturali dentro l’ideologia nazionalista sotto la pressione della paura della pluralità delle etnie e dei movimenti politici, compreso l’islamismo. Quest’ultimo è cresciuto invece proprio come reazione a una modernizzazione omologante, che ha ignorato l’identità religiosa del popolo turco.

Göle critica da un punto di vista femminista sia il kemalismo che l’islamismo, i quali entrambi si concentrano autoritariamente sulla condotta e l’abbigliamento femminile.

Una delle tesi di Göle è che le donne hanno il diritto di entrare nella sfera pubblica con il velo, che ha un ruolo nella loro socializzazione ed è anche un mezzo per la loro libertà. In generale i suoi scritti mantengono desta la critica dell’eurocentrismo e difendono una prospettiva pluralista nel nome della molteplicità dei possibili percorsi verso la modernità.

Nelle opere più recenti Nilufer Göle ha analizzato l’influenza dell’Islam sulla politica europea, come bersaglio delle politiche della paura, come fattore determinante negli spostamenti elettorali, nell’influenzare carriere politiche, nel modellare il discorso pubblico. E ha adottato una prospettiva preoccupata per il radicalismo anti-islamico, che tende a spostarsi dai margini al centro della scena, ma senza catastrofismi, dal momento che in ogni caso, anche attraverso errori, la sfera pubblica nei paesi europei sta assumendo il tema come un dato di fatto permanente e irreversibile.