Mohammed Arkoun e la modernizzazione dell’Islam
23 November 2006

Mohammed Arkoun, accademico francese di origine algerina, è professore emerito di Storia del pensiero islamico all’Università di Sorbona (Parigi III), ed è visiting professor in diversi atenei americani, europei e del mondo musulmano. Filosofo e storico, è Senior Research Fellow e membro del Board of Governors all’Institute of Ismaili Studies di Londra, e direttore scientifico della rivista “Arabica”. E’ nato nel 1928 a Tourirt-Mimoun nella regione algerina di Kabylia; la sua madre lingua è berbera, il francese è la seconda lingua, l’arabo la terza. E’ cresciuto nelle scuole francesi, e studiando l’Islam si è fatto strada all’interno del sistema universitario francese.

L’opera e gli interessi del professor Arkoun si concentrano sull’Islam classico e sulle tematiche contemporanee dell’Islam di fronte alla modernità. Collabora attivamente con diverse iniziative europee intese a ripensare e rinnovare le relazioni tra Europa, Islam e mondo mediterraneo. Ha ricevuto la Legion d’onore nel luglio del 1996. Come direttore di “Arabica”, ha svolto un ruolo significativo nella formazione degli studiosi occidentali dell’Islam. E’ autore di numerosi libri in francese, inglese e arabo. Tra i più recenti: “Ripensare l’Islam” (Boulder, Col., 1994), “L’immigrazione: sfide e ricchezze” (Parigi, 1998) e “L’impensato nel pensiero islamico contemporaneo” (Londra, 2002).

Circa 20 anni fa Arkoun ha pubblicato una raccolta dei suoi saggi sul Corano, e grazie alla sua formazione medievalista ha cominciato a lavorare sull’ampia e cumulativa enciclopedia delle “scienze coraniche” che venne prodotta alla fine del 15esimo secolo da Jalal al-Din al Suyuti (911 H/1505 d.C.). Arkoun, attraverso il confronto di questo lavoro con quello operato nel 20esimo secolo da studiosi sia musulmani sia occidentali (non-musulmani), ha dimostrato quanto vincolante sia stata la fissazione e la ristrettezza del discorso coranico, quanto potente sia stata – per usare le sue parole – la “chiusura dogmatica” (clôture dogmatique). Ciò che sta all’interno della chiusura è “pensabile”; ciò che rimane al di fuori è “impensabile”.

Arkoun “ha invocato l’esame delle dimensioni ‘impensate’ del pensiero musulmano tradizionale, per sfruttare le risorse nascoste sia delle intuizioni secolari sia di quelle religiose” (Dallmayr). Parte del progetto di Arkoun consiste nel salvare quei fili di pensiero, sia presenti sia passati, che sono stati avventatamente relegati a quell’ultima categoria. La sua è un’ermeneutica a ritroso, con una riconcettualizzazione dell’evento coranico attraverso le lenti delle scienze sociali e umanistiche contemporanee. A proposito di “Ripensare l’Islam”, nel 1994 il New York Times scrisse che era “un’illustrazione della fecondità contemporanea dell’Islam” e ha definito il suo autore “il principale portavoce francofono di un ripensamento moderno dell’Islam”: “Arkoun è molto critico delle condizioni passate e presenti del pensiero islamico, e delle società contemporanee islamiche. E’ un credente devoto nel messaggio del Corano, ma dice che è stato oscurato il suo potere trasformativo sui cuori e sulle menti dei musulmani – scriveva il quotidiano newyorkese – Dal suo punto di vista, si è permesso che l’essenza spirituale del patto tra Dio e l’uomo deteriorasse in codici legali, rituali e ideologie di potere nell’interesse di elite politiche e religiose”.

“Secondo Arkoun sono state da tempo abbandonate le grandi conquiste culturali della prima era islamica, capace di tenere insieme la rivelazione coranica e l’umanesimo razionale filosofico greco.  Arkoun crede che il Corano debba essere riletto come una rivelazione religiosa che provoca una trasformazione interiore dell’individuo, e ispira una fede e un amore devozionale di Dio che trascende tutte le forme rituali, legali, comunitarie e istituzionali. Questo rinnovamento della rivelazione dipende dal revival della cultura islamica filosofica, scientifica, umanistica dell’era classica (un rinascimento musulmano che prenderebbe in considerazione ciò che finora è l’impensato dell’Islam) e dall’assimilazione delle rivoluzioni industriali e informative, con le loro moderne intuizioni sociali, scientifiche, teologiche e filosofiche. Questo – concludeva il New York Times – creerebbe l’apparato intellettuale essenziale per una formulazione critica di una modernità islamica. Tale rinnovamento, secondo Arkoun, non creerebbe un tipo di Islam parrocchiale, separatista e comunalista. Piuttosto, reintegrerebbe l’Islam nella cultura monoteistica mediterranea che condivide con Giudaismo e Cristianesimo. L’Islam di Arkoun è tollerante, liberale e moderno”.

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