Di particolare interesse per il dialogo tra le civiltà è il suo documentario “Glassy Eyes”, disponibile in parte anche su Youtube. In esso Dehbashi, nato a Teheran nel 1971, mette a confronto le crisi in Afghanistan e in Iraq così come sono state comunicate dal canale all-news britannico BBC e da quello panarabo Al-Jazeera. Nel secondo episodio della serie “Glassy Eyes”, Dehbashi sintetizza tutto l’orrore della guerra nel gesto di un cameraman che, davanti a una concitata scena di guerra, pulisce l’obiettivo della sua telecamera da una macchia di sangue. In “Iraq, a review from Inside”, l’autore mostra fatti poco noti del contesto iracheno, riferendosi agli otto anni di guerra con l’Iran. Il tutto sempre con delle scelte stilistiche originali.
Di famiglia borghese, Hossain Dehbashi si è specializzato in produzione cinematografica nell’Università della capitale iraniana. Passione che ha alimentato anche durante il servizio militare, come direttore del centro per la produzione cinematografica dell’esercito, e successivamente come consigliere della società Faryabi. E’ stato insegnante di economia in una scuola secondaria, e poi di sociologia del cinema in alcune scuole di Teheran. Membro del senato dell’assemblea della rivoluzione culturale, ha lavorato per la stampa giovanile, per le pagine culturali dei quotidiani “Hamshahry” e “Iran”, e per il canale satellitare “Al Aalam”. In seguito Dehbashi è entrato nello staff di diverse riviste culturali di successo, come il mensile “Neestan” e il settimanale “Danishkede”, di cui è stato direttore. Dopo altre esperienze giornalistiche, ha ottenuto il permesso di pubblicare il bisettimanale “Danga”. Fallito quest’ultimo progetto, è passato al campo della fotografia e del documentario.
Nel frattempo ha continuato a scrivere libri e saggi, concernenti in particolare il cinema iraniano, gli effetti dei giocattoli sui bambini, le mancanze della stampa iraniana al tempo della guerra dei sedici giorni tra Israele e Libano, il ruolo delle donne iraniane negli attacchi internazionali all’Iran, gli ultimi giorni del regime dei talebani in Afghanistan. Quanto ai suoi documentari, ha prodotto brevi servizi e programmi sin da quando aveva 20 anni. Come regista o produttore, ha partecipato a più di 110 documentari, generalmente di natura politica, che lo rendono una delle figure più interessanti nel panorama internazionale. Queste sono alcune delle sue opere: i documentari “Afghanistan… the Day of fall”, “The smell of apples and buds of olive” (sul Libano), “Oil and Chocolates” (che si domanda che fine faranno le aree petrolifere dell’Iran una volta che avranno esaurito il petrolio), “A Journey to French (or foreign) countries” (una sorta di definizione dell’Europa occidentale), “Iraq, A Review From Inside” (sull’Iraq ai tempi di Saddam), “Justice Without Limits (Border)” (sul sistema dei diritti umani), “Cheen and Macheen” (sulla Cina e l’estremo Oriente), “The Glassy Water Springs”, “The Glassy Castle Policy” (o “The Glassy Political Castle”, sulle sfide che attendono le Nazioni Unite nel prossimo millennio).