”Haifa, la mia citta’ ancora un modello per il Medio Oriente”
Lo scrittore israeliano Sami Michael con Daniele Castellani Perelli 10 November 2006

Haifa è sempre stata considerata una città in cui musulmani e ebrei riescono a convivere. Cosa sta cambiando dopo la guerra?

Assolutamente nulla, assolutamente nulla è cambiato dopo la guerra. E non solo i musulmani e gli ebrei, ma anche i cristiani convivono nella mia città. Una delle ragioni di questa atmosfera è proprio che la maggior parte dei cristiani sono membri della classe media e sono parte stabile di Haifa. Le interrelazioni tra i tre gruppi non sono cambiate né durante né dopo la guerra in Libano, e si deve ricordare che molte vittime israeliane si sono registrate tra gli arabi, molti arabi sono stati uccisi a Haifa da missili Hezbollah. Anche durante l’Intifada, quando gli autobus venivano fatti esplodere dagli estremisti palestinesi, gli arabi rimanevano uccisi in quegli attentati e ovunque ci fosse un attentato arrivavano ad aiutare gli ebrei. Perché gli arabi di Haifa sentono che Israele è il proprio paese.

Quindi la popolarità di Hezbollah non sta crescendo tra gli arabi israeliani?

Non sta crescendo affatto. Giornali e tv hanno fornito un’immagine sbagliata di ciò che accadeva durante la guerra, per quanto riguarda la loro presunta fedeltà a Hezbollah. Supponevano che la maggior parte degli arabi israeliani sostenesse le azioni di Hezbollah contro Israele, ma delle ricerche recenti hanno dimostrato che solo il 19% era dalla parte del gruppo estremista guidato da Nasrallah, mentre l’81% gli era contrario. C’è un’altra considerazione che i media hanno dimenticato di fare. Quello che fa Hezbollah è parte di un più ampio conflitto tra sunniti e sciiti, un conflitto con una lunga storia che dura da più di mille anni. La guerra più terribile di questo conflitto è stata combattuta negli anni Ottanta, tra l’Iraq sunnita e l’Iran sciita, ed è costata circa un milione di vittime. Rancore e odio sono ancora vivi nelle due fazioni, e questo è il motivo per cui governi sanniti come quello giordano e quello egiziano hanno condannato gli sciiti di Hezbollah dopo il rapimento dei due soldati.

Perché Haifa è una città così speciale?

E’ una tradizione, nessuno sa perché. Ma è un fatto: Haifa è un modello di coesistenza tra musulmani, ebrei e cristiani. Non direi che sia una specie di paradiso per tutti, e dobbiamo riconoscere che gli arabi sono solo una minoranza. Tuttavia qui musulmani, ebrei e cristiani frequentano gli stessi cinema e le stesse spiagge, mangiano negli stessi ristoranti e bevono negli stessi caffè, e anche il palazzo in cui vivo io è abitato da studenti arabi e ebrei. E’ questo il motivo per cui Haifa può essere un modello di coesistenza non solo in Israele, ma nell’intero Medio Oriente, dove le minoranze soffrono così tanto anche in tempo di pace.

Lei era contro questo conflitto sin dall’inizio, e ha anche fortemente criticato Hezbollah. Chi ha vinto la guerra?

Penso che non ci sia nessun vincitore, ci sono solo perdenti da entrambi i lati, e questo è il motivo per cui ero contrario a questa guerra sin dall’inizio. Era meglio negoziare, parlare, usare i servizi di intelligence degli altri paesi, e ora infatti non ci sono vincitori. Ma devo ammettere che abbiamo sorpreso Hezbollah e che Hezbollah a sua volta ci ha sorpreso. Nasrallah ha dichiarato che non si attendeva una guerra quando il suo gruppo ha rapito i due soldati israeliani, e quindi stando a queste dichiarazioni dovremmo concludere che hanno perso la guerra. Allo stesso tempo, però, Hezbollah si è dimostrata molto forte, ha agito come una forza di polizia, senza usare strumenti di intelligence. Entrambe le parti hanno subìto perdite pesanti, entrambe le parti hanno perso.

Il regista britannico Ken Loach ha chiesto il boicottaggio dell’Haifa Film Festival per protestare contro la politica di Israele. Cosa risponde a Loach?

Sono contro qualsiasi boicottaggio, perché è un modo di fare la guerra in con mezzi diversi.

Cosa pensa della forza multinazionale guidata da Francia e Italia?

Abbiamo bisogno soprattutto delle forze italiane, perché percepiamo la posizione dell’Italia come più equilibrata rispetto a quella francese. Sentiamo che l’Italia ora è un paese neutrale.

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