C’era una volta, e nemmeno tanto tempo fa, il “Mamma li Turchi”: espressione di origine siciliana risalente al periodo della conquista moresca, che le popolazioni locali usavano, con un misto di terrore ed esorcismo, al solo pensiero dei temuti invasori. E se per diversi secoli questo intercalare ha assunto un senso quasi ironico, a sottolineare l’irrazionalità della paura dello stranero e del diverso, dopo l’11 settembre del 2001 esso sembra aver acquisito un nuovo valore, magari con il termine “Turchi” sostituito da altri maggiormente evocativi, come “Terroristi”, “Fondamentalisti” o “Jihadisti”. Islamici, naturalmente.
L’Islam, inteso come religione e corpus culturale, rappresenta oggi per molti non musulmani una minaccia al proprio modo di vivere. Fa paura, perché atti violenti vengono compiuti in nome di Allah e del suo profeta Maometto, e coloro che li perpetrano proclamano di voler esportare il jihad, la guerra santa, fino alla conquista del mondo. Fra i più accesi sostenitori della teoria della minaccia islamica è lo statunitense Robert Spencer: direttore del centro culturale Jihad Watch, studioso dell’Islam e delle sue principali fonti scritte, a lui si devono numerosi volumi e articoli sull’argomento. Il primo a essere pubblicato in Italia, dopo due anni dall’uscita nelle librerie americane, è Guida (politicamente scorretta) all’Islam e alle Crociate – Tutto ciò che sapete sull’Islam e le Crociate è falso, (Ed. Lindau, Torino 2008 – Euro 19,00).
In esso Spencer tenta di sfatare alcuni miti politicamente corretti sulla natura della religione di Maometto, sulla vita e le opere del suo profeta, e sulle Crociate, considerate dagli apologeti dell’Islam il vero “peccato originale” dell’Occidente cristiano, e la causa prima dell’attuale ondata di odio contro gli “infedeli” che pare contagiare tutti i paesi musulmani. Lo fa basandosi essenzialmente sulla lettura del Corano e degli hadit, gli scritti del Profeta, che costituiscono il corpo di regole di condotta materiale e morale dei fedeli. Il quadro tracciato da Spencer mostra un Islam per sua stessa natura violento, nato, più che da una rivelazione divina, dal desiderio di potere e di rivalsa di Maometto, uomo dal temperamento aggressivo e vendicativo. La diffusione del suo credo, secondo l’autore americano, fu dovuta essenzialmente alla ferocia delle armi e alla difficile condizione in cui erano costretti a vivere i popoli conquistati che non si fossero convertiti.
Il Corano, prosegue Spencer, non insegna affatto la pace e la tolleranza, ma invita i fedeli a guadagnare il Paradiso combattendo per espandere il dominio musulmano su tutta la terra. Analizzando il libro sacro dell’Islam secondo il criterio cronologico, si nota un crescendo nell’istigazione alla violenza e alla guerra, parallelamente alla crescita del potere personale di Maometto e alle prime espansioni territoriali. Perciò, fra i musulmani moderati, che si rifanno ai passaggi più pacifici del libro, e i fondamentalisti, sembrano costoro i più vicini all’ortodossia, e non proclamano il falso quando sostengono di essere i veri seguaci del messaggio del Profeta. Questa la tesi di Spencer.
Ciò permette di sfatare anche un altro mito, per cui Islam e Cristianesimo sarebbero due religioni fra loro molto simili, portatrici degli stessi valori. Tutt’altro. Il libro contiene diversi riquadri in cui frasi del Vangelo vengono affiancate ad altre del Corano sullo stesso argomento, mostrando l’abisso che separa il messaggio di Gesù da quello di Maometto. Nell’ultima parte del volume, Spencer passa a una breve ricostruzione storica delle Crociate, erroneamente considerate per secoli come guerre di aggressione dell’Europa cristiana nei confronti dei paesi musulmani, in realtà – sempre secondo l’autore – atto di difesa estrema contro gli attacchi dell’Islam che aveva già conquistato vasti territori e si apprestava a invadere tutto l’Occidente europeo. Spencer porta avanti la sua analisi a discapito di tutte le precedenti teorie, analisi, ricostruzioni storiche, con un linguaggio ironico e, a volte, persino sfrontato. Certamente il dubbio è sempre una cosa positiva nel percorso della conoscenza, e la lettura della sua Guida non manca di suscitare interesse.
Egli non vuole affermare che tutti i musulmani siano dei potenziali terroristi, ma invitarci a diffidare, a stare in guardia e a portare avanti una nuova Crociata culturale contro coloro che nel Corano trovano un incitamento all’aggressione e alla violenza.
Ciò che lascia maggiormente perplessi del lavoro di Spencer è il metodo. Senza lasciare spazio ad alcun tipo di contraddittorio, l’autore si limita a dare piccoli cenni delle teorie divergenti dalla sua, non cita autori, dati, volumi, ma lascia intendere che chi non la pensa come lui si basa, sbagliando, esclusivamente sul senso comune e sul politically correct. Anche l’accostamento di passi del Vangelo e del Corano, privati di qualsiasi cornice interpretativa, rappresenta un azzardo eccessivo, trattandosi entrambi di libri sacri e, come tali, caratterizzati da letture a più livelli. Sebbene il libro di Spencer voglia essere uno strumento di divulgazione, ciò tuttavia non lo autorizza a non tener conto della profondità necessaria quando si entra in ambito religioso. Tralasciare tali accorgimenti può essere pericoloso, e non aiuta certo a combattere il tanto odiato relativismo culturale.