Le rivolte potevano essere previste?
Quello che sta accadendo era prevedibile e ci sono tre elementi importanti che dovevano essere presi in considerazione: l’opposizione interna all’esercito, i romanzi e i blog, e il grande senso di dignità che ha portato quel ragazzo a suicidarsi. Una vergogna troppo grande per la comunità. Il suicidio nell’Islam è un fenomeno gravissimo che viene percepito in modo più drammatico rispetto a come lo intendiamo noi e, quando il ragazzo si è ucciso, il pensiero comune è stato di essere arrivati a un punto tale in cui non si era più in grado di difendere e proteggere i propri figli. Questa riflessione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Non si percepiva il malcontento?
Il problema principale è stato anche che i dittatori erano circondati da un establishment desideroso di mantenere la propria posizione di privilegio, così hanno cercato sempre di nascondere la verità e mostrato situazioni lontane dalla realtà. In questo modo i dittatori hanno perso il contatto con il mondo e il popolo, e non si sono resi conto della crescente opposizione interna. Basta pensare che a piazza Tahrir è stato l’esercito ad assumere i poteri di Mubarak. Poi è stato fondamentale il ruolo delle donne e soprattutto dei giovani. Sono scesi in piazza perché non hanno niente da perdere, non hanno lavoro e prospettive, e ne sono consapevoli.
La popolazione è in pericolo?
Voglio sottolineare che c’è un grande rispetto per i diritti umani a dispetto di ogni nostro pregiudizio e opinione. Da occidentale, a volte ho avuto il sospetto e il dubbio di scontrarmi con l’ostilità delle istituzioni e le difficoltà per la ratifica degli accordi, invece esiste un profondo rispetto per la tutela dei diritti umani. I Fratelli Musulmani hanno per esempio cercato di implementarli e veicolarli attraverso la creazione di organizzazioni non governative.
Islam e democrazia possono coesistere?
Non siamo gli unici detentori della democrazia e, soprattutto, non possiamo racchiuderla in categorie prestabilite. Il nazionalismo in Europa ha portato alla democrazia mentre nei paesi arabi alla dittatura, questo per dire che le risposte non sono uguali per tutti ma bisogna considerare il contesto nel quale si sviluppano gli avvenimenti, perché ogni realtà è un caso a parte. L’AKP della Turchia è indicato come il modello a cui ispirarsi per il cambiamento del mondo arabo, ma non è detto che la risposta sia uguale poiché è necessario ricordare che i turchi sono da sempre dei laici.
I Fratelli Musulmani rappresentano un rischio per la democrazia?
Abbiamo paura dei Fratelli Musulmani, ma poi noi abbiamo dei partiti che non permettono ai musulmani di costruire una moschea, insultano le donne, applicano il pugno di ferro con gli immigrati. La differenza è che non li avvertiamo come un problema perché li conosciamo, quindi la verità è che abbiamo paura di ciò che non conosciamo. In ogni partito esistono gli estremisti, è una realtà con cui ci confrontiamo da sempre ma se lo sappiamo possono essere isolati o combattuti. La mancanza di conoscenza è una criminalizzazione degli esseri umani. Per pigrizia, distrazione e abitudine lasciamo andare, invece bisogna studiare e aggiornarsi, senza mai dare niente per scontato.
Cosa pensa dei flussi migratori che dovrebbero arrivare in Italia?
E’ un’operazione mediatica. Basta informarsi e si capisce che i flussi sono già in atto ma vanno in Egitto, in Tunisia o in altri paesi arabi, dove possono trovare una vera accoglienza e ci sono delle organizzazioni umanitarie preposte. I Fratelli Musulmani contestano il nostro egoismo perché abbiamo perso il senso della collettività e questo ci uccide. Non si capisce che la nostra vita è legata a quella degli altri, che siamo animali sociali e per vivere abbiamo bisogno di costruire e progettare insieme, nel rispetto della dignità umana.
Per risolvere questa situazione sarebbe utile l’intervento degli altri paesi?
Un aspetto che nessuno ha valutato, ma è molto importante, è il ruolo della Cina. Basta fare un giro nei mercati egiziani per rendersi conto che sono invasi da merci cinesi. Il governo cinese ha un peso economico da non sottovalutare e se non potranno più vendere il petrolio all’Europa, sicuramente si rivolgeranno alla Cina. E’ quindi fondamentale capire che ruolo gioca e giocherà per l’evoluzione della situazione attuale.