“Ecco perché Hezbollah ha deluso noi cristiani”
Boutros Harb, parlamentare maronita, con Nancy Porsia 27 maggio 2008

Avvocato di professione e cristiano maronita di fede, Harb nel corso della sua trentennale carriera politica si è schierato al fianco di rappresentanze sunnite e sciite, a volte prendendo le distanze dagli stessi grippi politici cristiani. Con l’uccisione del primo ministro Rafik Hariri nel 2005, la logica delle alleanze e l’equilibrio tra schieramenti democratici nel paese si sono incrinati agli occhi del moderato Harb. Ha abbandonato la sua linea di assoluta indipendenza verso qualsiasi alleato straniero ed è entrato nella coalizione “Alleanza del 14 marzo”, sostenuta da Washington per combattere le forze filo-siriane nel paese.

Qual è la situazione in Libano alla luce degli ultimi avvenimenti?

Il pericolo concreto di una guerra civile in Libano ha portato tutte le parti politiche del paese ad affrettarsi verso il tavolo dei negoziati. D’altronde non solo le varie coalizioni libanesi hanno constatato la necessità del dialogo ma tutto il mondo arabo. La Lega Araba è alla guida dei lavori che – si spera – riusciranno a restituire al paese stabilità attraverso l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, a portare a un’intesa su un governo di unità nazionale e alla stesura di una nuova legge elettorale. All’ordine del giorno di ogni incontro e colloquio va aggiunto oggi anche il disarmo delle milizie sciite degli Hezbollah. I militanti del partito di Dio sono scesi in piazza armati contro gli stessi libanesi e questo dato deve essere al centro dei lavori in corso.

Qual è la posizione dei cristiani oggi rispetto agli Hezbollah?

Al momento della costituzione del partito sciita degli Hezbollah nel 1982, i cristiani lo hanno accolto con favore e hanno garantito il loro sostegno, in quanto nasceva come movimento di resistenza nazionale contro le forze di occupazione israeliane. I cristiani hanno dunque appoggiato la linea anti-israeliana del Partito di Dio nella storia. Nel 2000 i cristiani gioirono per la vittoria delle milizie sciite sulle truppe di Tel Aviv. Molti giovani libanesi sono entrati nelle file delle milizie sciite dando luogo al cosiddetto movimento degli Shabab (ragazzi in arabo). Fu allora siglato un patto di reciproca fiducia: i rappresentanti libanesi al governo permettevano al partito di Dio di allestire e rafforzare nuove milizie e Hassan Nasrallah dichiarava pubblicamente in nome degli Hezbollah che avrebbero usato le loro armi solo contro il nemico comune israeliano e che avrebbero riconosciuto l’esercito nazionale come unica forza militare legittima in Libano. La scorsa settimana però le milizie degli Hezbollah hanno occupato quartieri di Beirut ed hanno ingaggiato scontri armati contro gli stessi libanesi. Gli sciiti di Hassan Nasrallah hanno portato il paese sull’orlo di una crisi civile. Oggi gli Hezbollah non rappresentano più per molti libanesi un movimento di resistenza nazionale, ma milizie armate in difesa di uno stato settario nello stato. I cristiani oggi pretendono che i militanti sciiti depongano le armi, pongano fine alla cosiddetta disobbedienza civile e si rimettano al giudizio delle istituzioni democratiche.

Qual è il ruolo dei cristiani oggi in Libano?

Spetta ai cristiani oggi richiamare le varie fazioni al dialogo. I cristiani infatti giocano oggi un ruolo molto importante nell’arena politica libanese, in quanto nove delle quindici liste presenti in parlamento sono di rappresentanza cristiana. Ignorare le posizioni cristiane significherebbe non tener conto della volontà della maggioranza dei cittadini libanesi e quindi non trovare la giusta soluzione alla oramai trentennale crisi intestina. I cristiani chiedono oggi a tutti i gruppi politici di superare la logica della lotta settaria e riportare nuovamente il paese sui binari del sistema parlamentare. Questo organo garantisce – secondo il Patto Nazionale del 1943 – equa rappresentanza a tutte le comunità confessionali del paese.

E’ possibile parlare di elezioni libere oggi in Libano?

Sarà possibile per il Libano giungere ad elezioni libere e trasparenti solo a patto che il partito degli Hezbollah rinunci allo scontro armato in piazza e ponga fine alla serie di attentati contro i membri della coalizione di maggioranza al governo, sunniti e cristiani. Non è possibile pensare ad un’evoluzione in senso democratico del paese così come non è possibile pensare ad elezioni libere finché i rappresentanti di tutti gli schieramenti e di ogni fede confessionale non saranno liberi di esprimere le proprie posizioni. Il confronto è nelle aule dei palazzi di governo; la Siria deve restare fuori dalla sfera politica libanese e rispettare la sovranità nazionale libanese. Alla luce della minaccia rappresentata dalla Siria per l’auto-determinanzione del popolo libanese, le posizioni del partito Free Patriotic Movement del cristiano maronita Michael Aoun non incontrano il favore della maggioranza cristiana, che non permetterà ad un filo-siriano, benché cristiano, di essere presidente del Libano.

Quale ruolo giocano l’Unione Europea e gli Stati Uniti nel superamento della crisi politica in Libano?

Nessuno si illude che l’Unione Europea e gli Stati Uniti, così come la Lega Araba, scendano in campo a combattere per ristabilire l’equilibrio democratico in Libano; allo stesso tempo, tutti i libanesi sperano che Europa e Stati Uniti rispettino il diritto del popolo libanese all’auto-governo. Tuttavia noi libanesi chiediamo oggi alle democrazie occidentali di sostenere il progresso democratico nel paese della Rivoluzione dei Cedri fungendo da forza deterrente per un’eventuale ingerenza siriana o iraniana o di qualsiasi altra potenza straniera. Tutta la comunità internazionale deve riconoscere il ruolo chiave che oggi assume il Libano in Medio Oriente e nel mondo come laboratorio di democrazia e convivenza pacifica tra musulmani sciiti e sunniti e cristiani.