Dove sono gli eredi di Al Jabri, Abu Zayd e Arkoun?
Amara Lakhous 11 gennaio 2011

Francesca Corrao è un’amica che insegna letteratura araba all’Orientale di Napoli. L’ultima volta che siamo stati a cena a casa sua, mi ha chiesto: ci sono oggi nel mondo arabo gli eredi di Mohamed Abed Al Jabri, Nasr Hamed Abu Zayd e Mohamed Arkoun? Una domanda semplice nella forma ma complessa nel contenuto. Il primo nodo da sciogliere riguarda il concetto degli eredi, cioè gli allievi che dovrebbero prendere il timone dopo la scomparsa del maestro. L’eredità intellettuale è molto diversa dall’eredità dei beni dal figlio al padre. Insomma l’erede intellettuale è chiamato ad aggiungere al patrimonio ereditato e a non accontentarsi dell’esistente o peggio usarlo fino all’esaurimento.

È indubbio che i tre pensatori abbiano degli allievi nel senso accademico. Hanno insegnato nelle varie università per decenni. È giusto, quindi, sostenere che abbiano degli eredi accademici che svolgono il ruolo di trasmettitori del sapere alle nuove generazioni. Partendo da questa premessa, possiamo porre qualche domanda: chi è l’erede intellettuale? Qual’è il suo ruolo e come dovrebbe esercitarlo? Per evitare di fare discorsi astratti, sarebbe utile citare il modello di Aristotele, l’erede per eccellenza di Platone.

L’eredità di Aristotele non si ferma nella fase della trasmissione, ma raggiunge quella della critica e della creatività. L’autore dell’Etica Nicomachea ha dato un contributo filosofico originale in vari ambiti, dando vita ad una scuola di pensiero importante quanto quella del maestro. Penso che l’eredità di Al Jabri, Abu Zayd e Arkoun apparterrà a quegli intellettuali che sapranno vincere due sfide:

Primo. Conoscere bene sia la cultura araba musulmana sia il pensiero occidentale. I tre maestri sono stati originali perché hanno saputo adattare alcuni concetti importanti per studiare problematiche che riguardano le loro società. Al Jabri ha adoperato il concetto di Rupture épistémologique di Gaston Bachelard, mentre Abu Zayd ha usato quello dell’ermeneutica di Hans-Georg Gadamer.

Secondo. Il caso di Abu Zayd (il processo e l’esilio) ci hanno insegnato che gli integralisti non si accontentano di monopolizzare il campo religioso, ma tentano di isolare gli illuministi che vogliono aprire le porte dell’ijtihad. L’obiettivo è mettere le masse contro i pensatori liberi, diffondendo bugie e accusandoli di essere miscredenti o addirittura atei.

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