C’era una volta un governatore del Texas candidato alle elezioni presidenziali. Aveva molti amici, due dei quali erano armeni, Edgar Hagopian e Vasken Setrakian, che aveva frequentato Harvard con lui. I due gli proposero di esaminare “questioni di interesse per gli armeno-americani” e il governatore, che era in campagna elettorale e voleva sconfiggere il senatore John McCain, suo rivale alla nomination repubblicana, rispose loro con una lettera appassionata: “Cari Edgar e Vasken, gli armeni vennero sottoposti a una campagna genocida che resiste a ogni comprensione e impone a tutte le persone oneste di ricordare e riconoscere i fatti e le lezioni di un crimine orribile in un secolo di sanguinosi crimini contro l’umanità”. Nella lettera si spinse fino al punto di affermare: “Se verrò eletto presidente, assicurerò che la nostra nazione riconosca adeguatamente la tragica sofferenza del popolo armeno.” Il nome del governatore era George W. Bush; la lettera era datata febbraio 2000 e firmata “Con sincerità”. Sette anni dopo, George W. Bush è uno dei presidenti degli Stati Uniti eletti due volte –venne nominato solo pochi mesi dopo quella missiva – ma gli Stati Uniti ancora non definiscono il massacro del popolo armeno un genocidio.
Al momento, il Congresso sta esaminando un progetto di legge presentato dal deputato californiano Adam Schiff il 30 gennaio. Il disegno intende commemorare le atrocità vissute dagli armeni nel genocidio del 1915-1924 di 1 milione e mezzo di persone, e gode del sostegno di più di 160 membri del Congresso. Molte voci si sono levate in tutta l’America, come quella del sindaco di Los Angeles, Antonio Villaraigosa: “Queste atrocità sono avvenute molto tempo fa, e stiamo ancora lottando per quella che è la prima condizione della giustizia: il riconoscimento della gravità del male commesso”. Il governo turco non ha apprezzato. Abdullah Gul, ministro degli esteri della Turchia, ha dichiarato apertamente che l’approvazione del disegno di legge potrebbe danneggiare le relazioni tra i due paesi. La risoluzione si dimostrerebbe “un fattore irritante” che deteriorerebbe la cooperazione turca su temi cruciali, come la stabilità politica in Iraq e la prevenzione della proliferazione nucleare. Da questo punto di vista, Gul la considera “una vera minaccia al nostro rapporto”. La crisi emersa tra Francia e Turchia lo scorso ottobre, quando la Francia propose una legge che faceva della negazione del genocidio armeno un crimine, mostra quanto seria può farsi la questione anche nel caso degli Stati Uniti.
L’amministrazione Bush lo sa. Lo sapeva fin dall’inizio. La Turchia, un paese secolare con una popolazione a maggioranza musulmana, è un alleato strategico nel mondo islamico. Non molto tempo dopo essere stato eletto per la prima volta, il Presidente Bush Jr. fece una dichiarazione ambigua in occasione della giornata di commemorazione del genocidio armeno riferendosi a esso come a “una delle grandi tragedie della storia”, “esilio forzato e distruzione”, “infami uccisioni”, “eventi terribili”, ma senza mai pronunciare la parola “genocidio”. L’Armenian National Committee of America, che aveva applaudito la lettera appassionata scritta da Bush in campagna elettorale agli amici armeni Hagopian e Setrakian, rimase assai delusa: “Il presidente, utilizzando una terminologia che non identifica accuratamente la natura genocida del crimine della Turchia contro il popolo armeno, ha commesso il grave errore di subordinare i principi fondamentali dell’America alle richieste del governo turco”.
È qualcosa più che un’opinione diffusa che l’amministrazione Bush cercherà di non far passare il disegno di legge. Secondo il ministro turco Abdullah Gul, e nonostante le sue promesse in qualità di governatore in corsa per la Casa Bianca, George W. Bush scriverà alla Camera esprimendo la sua disapprovazione. Altra lettera. Altro corso. In ogni caso, il Primo Ministro Erdogan teme che la maggioranza democratica del Congresso favorirà il varo della legge e ha minacciato: “Qualora approvato, il progetto di legge sul genocidio armeno getterà un’ombra sulla partnership strategica tra Turchia e America. Non abbiamo mai vissuto con una macchia in tutta la nostra storia e non vivremo con una macchia del genere”.