Dar Merit, la nuova Mecca degli intellettuali
Elisa Pierandrei 30 agosto 2011

In poco più di dieci anni di vita Dar Merit (fondata nel 1998) ha sfornato due bestseller: la prima edizione di Palazzo Yacoubian del dentista più famoso d’Egitto Ala’ al Aswani (uscito in Italia per Feltrinelli), e lo sperimentale Essere Abbas El Abd del giovane blogger/grafico Ahmad Alaidy (uscito in Italia per Il Saggiatore). Il suo fondatore è il caotico ed iperattivo giornalista e scrittore) Mohammed Hashem, autore, tra l’altro, di Mala’eb Maftouha [Open Playgrounds], pubblicato nel 2004. Un passato nel movimento d’opposizione Kifaya (“Basta”, in italiano, il movimento che nel 2004 era nato per chiedere le dimissioni di Mubarak), con Dar Merit è diventato il vero talent scout d’Egitto (ha fatto pubblicare diversi romanzi d’esordio di autori diventati importanti), focalizzando la scelta dei propri titoli su una letteratura giovane e sofisticata. Un’impresa che gli è valsa – fra gli altri – quattro premi Sawiris, il Jeri Laber International Freedom to Publish Award della Association of American Publishers’ International Freedom to Publish (IFTP) Committee – la più potente associazione degli editori statunitensi – e ultimo quest’anno l’Hermann Kesten Award, premio annuale del PEN Center in Germania, per il suo impegno in favore della libertà d’espressione.

È al n. 6 di via Kasr el Nil, a pochi passi dalla Piazza Tahrir (la rock-star delle rivoluzioni arabe), che si trova la casa editrice Merit (nome scelto in omaggio è alla bellissima figlia di un faraone), in un appartamento/ufficio che forse ha conosciuto tempi migliori, la sede di questa nuova Mecca della letteratura egiziana. “Quando ho fondato questa casa editrice nel 1998 – dice l’editore in un’intervista a Qantara.de – decisi che dovevo ottenere qualcosa di importante. O mi sarei suicidato”. Una die-hard opposition figure, quella di Hashem, non solo in seno a questa nuova iniziativa, ma che era molto attiva politicamente già negli anni ‘70 (durante il regime di Sadat). Hashem è stato anche arrestato, con l’accusa di “comunismo – dice lui – e di voler rovesciare il regime e di insulti contro il presidente”. Nei giorni caldi della rivolta del 25 gennaio, la sede della sua casa editrice sembrava trasformata in un accampamento dei rivoluzionari, vista anche la vicinanza a Piazza Tahrir e l’abitudine in auge già in passato da parte di intellettuali e attivisti di incontrarsi nei suoi uffici. È stata anche il centro di donazioni di ogni genere (coperte, cibo, denaro, tabacco). “A parte  gli uomini d’affari e gli scrittori, abbiamo ricevuto donazioni dai monaci gesuiti e pure un ex generale della polizia la cui unica richiesta fu di non menzionare il suo nome”, ricorda.

Le dimissioni di Mubarak, l’11 febbraio 2011, non hanno messo fine alla frenetica attività (politica) di Hashem, fra i principali promotori della stravagante idea di tenere l’edizione di quest’anno della Fiera Internazionale del Libro del Cairo (dopo le cancellazione di gennaio) a Piazza Tahrir. In un’altra intervista Hashem non dice di preoccuparsi del crollo finanziario di cui hanno sofferto, in particolare, i piccoli editori nei mesi durante e dopo la rivoluzione. Parla invece di un rinascimento dai tratti imprevedibili nella vita culturale e intellettuale dell’Egitto, nel prossimo futuro.

Una buona parte degli scrittori (d’avanguardia o di letteratura classica) dicono oggi che in Egitto è più facile fare letteratura (anche se non fa quadrare i bilanci). Forse anche grazie a Dar Merit.