Tutte le tappe di un dibattito europeo
Alessandra Cardinale 10 October 2007

Come a Colonia, a Berlino, a Londra e a Marsiglia. Ora anche in Italia. Il dibattito sulla costruzione delle moschee coinvolge anche la politica e l’opinione pubblica italiana. A Bologna il sindaco Sergio Cofferati dopo settimane di passione e un braccio di ferro a tre tra Comune, Curia e Casa delle libertà, decide di indire un referendum a fine ottobre ma rassicura gli interessati che “è nostra intenzione fare la moschea e di farla in quell’area” (nel quartiere periferico di San Donato, ndr). La polemica sotto le Due Torri aveva suscitato la sensibilità del leghista Calderoni che a proposito aveva minacciato di proclamare un “maiale day” portando a spasso il suo maiale sul terreno in cui sarebbe dovuto sorgere il minareto per infettarlo – si tratta dell’animale impuro per antonomasia, la cui carne è espressamente vietata all’islam come anche nell’ebraismo – e bloccarne la costruzione per impedire “l’islamizzazione della padana Bologna”.

Anche a Genova il clima si infiamma: il sindaco Ds, Marta Vincenzi, fa un passo indietro sulla proposta di edificazione di una moschea a Cornigliano, nel ponente genovese, e si rivolge direttamente al Ministero dell’Interno a Roma per fare chiarezza sul progetto, dichiarando che la moschea “non è in discussione né lo sarà fino a che non otterremo indicazioni dal dibattito nazionale ed europeo in corso”. Il primo cittadino di Genova si riferisce allo studio sul numero delle moschee e del loro finanziamento che, il 15 ottobre, la Commissione europea presenterà a Strasburgo. A sostegno dell’annuncio di Cofferati di indire una consultazione popolare c’è Magdi Allam, che in un editoriale del 14 settembre sul Corriere della sera, dopo aver criticato aspramente la proposta del “maiale day”, ha scritto “che non si possono imporre le moschee alla cittadinanza, senza metterla nella possibilità di esprimere la propria opinione tramite un referendum, dal momento che è assodato che laddove sorgono le moschee tutto attorno si sviluppa il degrado sociale e crolla il valore degli immobili”.

Ma quante sono le moschee in Italia? Sui dati c’è poca chiarezza e le fonti sono, per ora, solo i servizi di sicurezza. Secondo il rapporto del Cesis, il Comitato esecutivo servizi informazione e sicurezza del Ministero dell’interno, diffuso a maggio 2007, le moschee ed i luoghi di culto in Italia sono 735, mentre alla fine del 2006 erano 696, per circa 50.000 musulmani che secondo alcune stime rappresenterebbero quel 5% di praticanti su 1.000.000 che vive in Italia. Occorre, poi, fare una distinzione. Le vere e proprie moschee in Italia sono tre: quella di Roma, sul monte Antenne, che è stata costruita dai paesi arabi nel 1995 ed è la più grande d’Europa; quella di Catania, donata dalla Libia alla Sicilia nel 1980; e infine la moschea di Segrate, sorta nel 1988 e controllata dall’Ucoii, l’Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia, secondo alcuni vicina ai Fratelli musulmani (all’Ucoii è legata anche la moschea in costruzione a Colle Val D’Elsa, vicino Siena). Gli altri 732 sono luoghi di culto, vale a dire appartamenti (nella migliore delle ipotesi) o garage, ex cascine, fabbriche in disuso. E, probabilmente, come disse l’allora Ministro dell’interno francese Nicolas Sarkozy, “ad essere pericolosi non sono i minareti; sono i seminterrati o i garage che nascondono segreti luoghi di preghiera”.

Il dibattito sulla costruzione delle moschee impegna non solo la politica italiana, ma anche quella europea. La Germania, con 3.3 milioni di musulmani di cui il 70% di origine turca, è il paese europeo che sembra aver più difficoltà a gestire la questione. Dopo Berlino, dove il partito neo-nazista NPD ha guidato una protesta contro la costruzione della prima moschea nell’ex-Berlino est. Dopo Monaco, in cui i lavori per un nuovo luogo di culto musulmano sono bloccati da tempo in attesa della sentenza della corte di giustizia locale. Anche a Colonia, la “Roma del nord” (così l’ha definita Papa Benedetto XVI), si è concentrata l’attenzione dei mass media e della politica tedesca. A luglio dozzine di estremisti di destra, provenienti anche da Austria e Belgio, hanno manifestato contro la costruzione della moschea di 4.440 metri quadri che ospiterebbe i 120.000 musulmani di Colonia e dintorni. Tra i contrari, spicca l’arcivescovo di Colonia, Joachim Meisner, che in alcune interviste ha dichiarato che la costruzione della moschea, lo farebbe “sentire a disagio” e che “l’immigrazione dei musulmani ha creato una frattura non solo nella cultura tedesca ma anche in quella europea”.

Anche la Gran Bretagna non è rimasta immune dalle polemiche sulle moschee. “Noi popolazione cristiana di questa grande nazione che è l’Inghilterra vorremmo che il progetto di costruzione della Mega Moschea nella parte est di Londra fosse abbandonato. Nel caso venisse portato a termine sarebbe causa di terribile violenza e sofferenza mentre più soldi dovrebbero servire a finanziare il servizio sanitario”. Questo il testo della petizione che 255.000 mila persone a metà luglio hanno firmato sul sito web di Downing street contro il progetto di edificazione della più grande moschea a West Ham, nella zona est di Londra. Il sindaco Ken Livingstone ha difeso il progetto dichiarando alla stampa inglese che tale istanza popolare è parte di una campagna “viziosa” di disinformazione contro la moschea che ospiterebbe 12.000 fedeli e che costerebbe tra i 50 e i 75 milioni di sterline per cui, secondo uno dei sostenitori del progetto, “non sono mai stati richiesti finanziamenti pubblici”. Ma a parte petizioni che assumono toni decisamente razzisti, i dubbi mossi nei confronti del progetto riguardano coloro che sono dietro alla moschea: il gruppo Tablighi Jamaat che l’intelligence francese ha definito come “l’anticamera del fondamentalismo islamico”.

In Francia, invece, il clima sembrerebbe ora più disteso. Almeno a detta di Bernard Godard, consigliere per il dipartimento sugli affari religiosi del Ministero dell’interno. “Nel nostro Paese da sei anni non si registrano più molti problemi relativi alla costruzioni delle moschee, anzi i sindaci sostengono spesso questi progetti”, e aggiunge che le moschee propriamente dette sono un po’ più di 300, mentre i luoghi di culto sarebbero 1800 per i cinque milioni di musulmani, anche se, “i praticanti effettivi sono circa l’8%”. Nonostante le rivolte delle banlieues parigine del 2005 che riportarono alla luce le tensioni, in realtà mai sopite, tra gli immigrati maghrebini e il governo francese, i problemi, secondo il funzionario, riguarderebbero solo un paio di città tra cui Marsiglia, da sempre bastione della destra estrema, ma con un’alta percentuale di immigrati arabi per lo più provenienti dall’Algeria. “Una parte del consiglio municipale di Marsiglia – spiega Godard – aveva contestato la decisone del sindaco di affittare ad un prezzo troppo basso il terreno su cui deve sorgere una moschea. Il problema si è recentemente risolto dopo che il primo cittadino ha aumentato il valore del contratto di locazione”.

SUPPORT OUR WORK

 

Please consider giving a tax-free donation to Reset this year

Any amount will help show your support for our activities

In Europe and elsewhere
(Reset DOC)


In the US
(Reset Dialogues)


x