La filosofia è nella missione dell’UNESCO perché permette “di sviluppare gli strumenti intellettuali per analizzare e comprendere concetti chiave quali la giustizia, la dignità e la libertà, di costruire una capacità di riflessione e di giudizio indipendenti, di rinforzare il pensiero critico”. (UNESCO Strategy on Pilosophy, Novembre/Dicembre 2004)
Con queste parole, un documento ufficiale pubblicato nel 2004 dalla Sezione per la Filosofia e le Scienze Umane dell’organizzazione internazionale che ha sede a Parigi introduceva la “Strategia dell’UNESCO per la filosofia”. Eppure, almeno per questa volta, tale “strategia” parrebbe proprio non essere riuscita a trovare riscontro nella pratica. Infatti, la scelta di Teheran per ospitare questa edizione della Giornata Mondiale della Filosofia (21-23 Novembre 2010) appare contraddittoria alla luce del trattamento che il governo iraniano ha riservato negli ultimi anni ai maggiori esponenti dell’intellighenzia filosofica, obbligando buona parte di loro a emigrare, dopo averli minacciati, umiliati e dopo aver delegittimato il loro pensiero. Un processo di inesorabile deriva autoritaria – specie dopo l’elezione presidenziale del giugno 2009 – sta, di fatto, scardinando brutalmente una parte importantissima di quella ricchezza umanistica che coraggiosamente sopravvive al regime teocratico degli ayatollah. Pensatori come l’“eretico” Mohsen Kadivar, ora residente negli Stati Uniti, Abdolkarim Soroush, Mohammad Shabestari, esperto di Gadamer e Wittgenstein obbligato al prepensionamento, Ramin Jahanbegloo, filosofo politico e intellettuale di prim’ordine, e molti altri ancora, tutti figli e maestri di quella “scuola di libertà” la cui difesa sta tanto a cuore dell’UNESCO, sono stati costretti a un esilio, esterno o interno, che avvilisce gli ideali di umanità, di giustizia e di scienza di cui la filosofia dovrebbe essere portatrice.
La protesta di ResetDoc, da cui ora nasce www.philosophy4freedom.org parte da queste semplici considerazioni e si fonda sulla convinzione che un elementare dovere di solidarietà con chi, in Iran, è stato messo a tacere sia inconciliabile con la scelta di Teheran come capitale della filosofia per il 2010. Il 15 gennaio di quest’anno, una lettera di ResetDoc (firmatari Giuliano Amato, Giancarlo Bosetti e Jahanbegloo) indirizzata alla Direttrice Generale dell’UNESCO, Irina Bokova, invitava dunque l’organizzazione a riconsiderare l’opportunità della propria decisione, anche per salvaguardare l’importanza e la bellezza di un evento le cui precedenti edizioni hanno rappresentato delle felici occasioni per un dialogo libero. L’argomento, molto fiorito e molto debole nella risposta ufficiale (9 marzo, firmata da Pierre Sané, vicedirettore generale), di un “ordine cronologico” da rispettare nella scelta dello stato ospitante, è stato al centro dei successivi tentennamenti dell’UNESCO, protrattisi almeno fino alla fine del mese di settembre.
Infatti, a partire dal 27, giorno in cui ResetDoc si è fatta promotrice di un incontro pubblico alla New School of Social Research di New York e con l’arrivo di importanti adesioni, da Jürgen Habermas, Nadia Urbinati, Jean Cohen e, tra i moltissimi altri, dal celebre filosofo kantiano Ottfried Höffe (con un articolo sul quotidiano Frankfurter Allgemeine) ha preso corpo l’idea di una Giornata Alternativa Mondiale della Filosofia online. La decisione dell’UNESCO ha cominciato quel giorno a vacillare e, secondo canali ancora non ufficiali, i vertici sarebbero ormai propensi a portare la Giornata Mondiale della Filosofia nella capitale francese. Proprio negli ultimi giorni, vari quotidiani stranieri e italiani (Wall Street Journal, Guardian, Corriere della Sera, Repubblica) hanno dato spazio al dibattito. Mentre ResetDoc rivolge un invito ai filosofi di tutto il mondo a partecipare, inviando i propri contributi scritti a www.philosophy4freedom.org (vedi l’ultimo di Ramin Jahanbegloo), in Iran sembra che nulla si muova in tal senso e il sito ufficiale iraniano, con le insegne dell’UNESCO, dedicato alla Giornata Mondiale della Filosofia (www.philosophyday.ir) continua ad annunciare gloriosamente la solenne giornata di Teheran.
Ora c’è da sperare che l’Unesco trovi presto il coraggio di risolvere la questione con il governo iraniano; una Giornata Mondiale a Parigi non sarebbe del tutto persuasiva se, nella (poi non tanto) lontana Persia, un’altra Giornata Mondiale avesse luogo tra supplenti e spauracchi.