Tra i numerosi ospiti ho incontrato Nadia Bernoussi, docente di diritto costituzionale, vicepresidente dell’accademia internazionale del diritto costituzionale e membro del Comitato esecutivo dell’Associazione Internazionale del diritto costituzionale del Marocco, che mi ha aiutato a capire perché l’articolo 19 anima così tanto gli animi.
Madame Bernoussi, innanzitutto quali sono stati i principali cambiamenti del nuovo testo costituzionale?
La nuova Costituzione del 29 luglio 2011 ha compiuto progressi significativi in materia di diritti umani, uguaglianza, tutela della persona, promozione del cittadino. La causa sui diritti alle donne oggi conta almeno 14 disposizioni a essa dedicate tra cui le pari opportunità, il principio di non discriminazione fondata sul sesso, la protezione della salute delle ragazze madre e dei bambini, la parità di accesso tra uomini e donne ai mandati elettorali, la creazione di un’autorità di parità e la lotta contro ogni discriminazione, la partecipazione delle donne in politica a livello regionale, l’aumento della percentuale di donne nel Consiglio superiore della magistratura e la sovra-costituzionalità. Questa parola può sembrare un po’ snob. Vuol dire che in Marocco possiamo rivedere la Costituzione in tutto a eccezione di quattro punti: la forma monarchica dello Stato, le disposizioni religiose e, dal 2011, anche la scelta democratica e l’acquisizione del diritto alla libertà. Questo significa che i diritti umani e democratici oggi sono intoccabili. Inoltre, un’altra disposizione che mi sembra importante è quella in cui, per la prima volta nella storia costituzionale dell’Islam, da noi si parla di Islam marocchino: tollerante, moderato e aperto.
Quali le altre novità?
Un centro di eccellenza nel ministero delle Finanze che applica il cosiddetto “gender budgeting”. Il Marocco lo sta sperimentando ed è pioniere in questo. Non lo sono stati Tunisia, Algeria, Siria. Inoltre nel codice di famiglia è stata rimossa la clausola che, dopo gli episodi di violenza sulle donne, si imponeva allo stupratore di sposare la sua vittima.
Qual è il ruolo delle ong nella società marocchina?
Fanno parte del terzo attore, rappresentato dalla società civile e le associazioni che oggi possono presentare proposte legislative. E questa è una novità, così come la partecipazione dei cittadini ai programmi di sviluppo regionale. A loro è dato il diritto di petizione.
Perché l’articolo 19 crea così tanto malcontento?
È sempre stato un articolo problematico, anche prima della separazione dei poteri voluta da Mohammed VI. Oggi è diventato il simbolo della causa femminile. Contiene tre punti importanti: l’uguaglianza tra uomini e donne, la creazione di un’Autorità per la parità (che non è stato ancora creata) e la realizzazione di uno Stato aperto, operativo, più interattivo, non statico, obbligato a operare nella realizzazione della parità tra generi. È problematico perché la parità è indicata “nel rispetto della Costituzione, delle convenzioni internazionali, delle costanti federali della nazione, delle leggi del Regno”. Ciò vuol dire che l’uguaglianza prevista nella Costituzione, anche se la Costituzione è superiore alla legge del Regno, deve essere conforme alle leggi reali. Si tratta di una stranezza giuridica. Ciò significa che quando interpreti una legge devi farlo senza urtare le costanti della nazione dell’articolo 1: la monarchia, la religione musulmana, l’unità nazionale e infine la scelta democratica. Questo vuol dire che l’uguaglianza non deve contraddire i patti, la Costituzione, le leggi ordinarie, la religione, la monarchia. E su questi ultimi tre punti nascono problemi… Dunque, non dico è difficile l’applicazione. Dico che la Costituzione pone dei pilastri ma rinvia dei compiti agli altri attori – parlamento, governo e giudici. I giudici dovrebbero essere formati ai diritti dell’uomo e la società civile dovrebbe essere vigile per mostrare allo Stato che oggi c’è un nuovo modello di governance. Non c’è più solo lo Stato, ma ci sono anche la collettività territoriale, le regioni, il settore privato, l’uomo della strada, i social network e la società civile.