Governo Benkirane: Sorrida Onorevole Ministro!
Nouzha Guessous 13 febbraio 2012

Naturalmente – altro non si può affermare – si tratta di un’involuzione della rappresentanza femminile nel seno del potere, non solo rispetto alle rivendicazioni delle donne e ai governi che si sono succeduti per quasi mezzo secolo, ma anche rispetto alla parità dei sessi proclamata nella nuova Costituzione.
Da un punto di vista generale, la nomina di Bassima Hakkaoui non contraddice la regola tradizionale del confinamento delle donne agli affari sociali. Il ministero della Solidarietà, della donna, della famiglia e dello sviluppo sociale soffre, per eccellenza, del doppio handicap rappresentato, da un lato, dalla scarsezza dei suoi budget e, dall’altro, dalla sua completa dipendenza dalla politica degli altri ministeri in materia di attenzione ai bisogni e alle specificità delle donne; attenzione che poi non sarebbe altro che il famoso “approccio di genere”, da sempre demonizzato dal Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (PJD).

Candidando l’unico potenziale ministro a questo dipartimento, il PJD non ha dunque portato alcun rinnovamento. D’altra parte, potremmo chiederci perché fin dall’inizio delle negoziazioni è sembrato che questo ministero fosse “riservato” da e/o per il PJD. Perché, al contrario di tutti gli altri ministeri, proprio il ministero della Solidarietà, della donna, della famiglia e dello sviluppo sociale non sembra essere stato oggetto delle contese tra i partiti della coalizione? Forse perché gli altri partiti della coalizione lo considerano come un dipartimento di secondo ordine e che è meglio lottare per altri portafogli più importanti, “più virili” insomma? O forse perché il PJD lo considera come uno di quei ministeri chiave che possono permettergli di sfoggiare le proprie competenze e la propria fedeltà ai principi e ai programmi che ha difeso durante la campagna elettorale?

In entrambe le ipotesi, la posta in gioco riguarda il futuro delle donne, delle famiglie, della società e il nostro progetto sociale per l’avvenire. Certo, nella sua prima dichiarazione, il Capo del governo ha affermato che “il nuovo governo ha una reale volontà di riforma e resterà fedele agli impegni presi dallo Stato”. In teoria, questo include l’impegno del Marocco, in materia di diritti delle donne, a favore del rispetto, della promozione e della messa in opera delle convenzioni internazionali ratificate dal paese in conformità con le disposizioni della nuova Costituzione.
In tal caso, o la scelta di Bassima Hakkaoui è inappropriata, oppure quest’ultima dovrà fare autocritica su alcune dichiarazioni rilasciate in un passato molto recente in cui il PJD era ancora all’opposizione. Basti pensare, tra le numerose altre, alla reazione che ebbe il Ministro degli Esteri uscente alla domanda di una delle sue colleghe del PJD sullo scioglimento delle riserve del Marocco sulla Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione delle donne, la CEDAW (1). Accadde durante l’ultima seduta del Parlamento uscente. Il deputato Bassima Hakkaoui ha paragonato lo scioglimento di queste riserve a una negazione dei principi fondamentali dell’islam, e ha criticato il governo per “aver osato oltrepassato i propri limiti.”

È importante segnalare che in quell’occasione la Hakkaoui utilizzò il termine “houdoud”, che nel lessico religioso si riferisce ai limiti fissati da Dio. Con la verve e l’intensità che ormai conosciamo, il nostro nuovo ministro della Donna e della famiglia ha fustigato – meglio del migliore dei machi – il governo che, dice lei, togliendo le riserve sull’uguaglianza delle donne e degli uomini al momento di sposarsi, e poi durante e dopo la fine della vita coniugale, dimostra di “non conoscere i propri houdoud”. Utilizzando degli argomenti semplicistici e “pronti all’uso”, ha provocato il pubblico chiedendo se l’uguaglianza secondo la CEDAW preveda anche che in futuro le donne debbano dare un Sadaq, ai propri sposi [Il Sadaq è il regalo che nell’islam lo sposo porta in dote alla sposa, insieme alla promessa di prendersi cura di lei e delle spese che incombono sulla famiglia, ndt]. Ma questi esempi non erano che un preambolo per arrivare all’oggetto principale del suo attacco, ovvero che lo scioglimento delle riserve sulla Convenzione rischia di aprire il vaso di Pandora del diritto ereditario.

Tutto queste affermazioni sono in linea con la pura tradizione polemica, e sono costellate di parole macedonia  come i “tawabit” (ovvero i fondamentali della Umma musulmana), la “sharia” e gli “houdoud”, che cadono come mannaie indiscutibili perché divine. Scegliendo di mettere da parte la questione del Sadaq, che considero secondaria, io mi interrogo sulla percezione del funzionamento attuale delle famiglie marocchine che vuole rappresentare, e vuole o crede di dover difendere il nostro ministro.

Qual è il grado di realtà del preteso obbligo esclusivo del marito o del padre di farsi carico del sostentamento della famiglia? Cosa vuol fare il ministro di quel 20% dei nuclei famigliari marocchini che secondo le statistiche nazionali è amministrato e mantenuto da donne? Cosa farà delle disposizioni dell’attuale Mudawana [la legge sul diritto di famiglia in Marocco, ndt] che colloca la famiglia sotto la responsabilità congiunta dei due coniugi, che hanno gli stessi obblighi, precisando che anche la donna deve contribuire al sostentamento materiale della famiglia, allo stesso titolo dei suoi fratelli quando si tratta di aiutare i genitori, e almeno a un livello pari a ciò che il proprio coniuge non può assicurare quando si tratta dei figli? Non sarebbe meglio riconoscere che le marocchine di tutte le classi sociali contribuiscono già da molto tempo, in un modo o nell’altro, al sostentamento della famiglia, e riconoscer loro che, di conseguenza, il diritto alla cotutela legale dei figli – in coordinazione con il padre – e poi alla divisione equa dei beni acquisiti durante il matrimonio in caso di divorzio, o dopo la morte dello sposo?

Per quanto riguarda il diritto ereditario, si tratta certamente di un tema molto complesso e delicato. Ma, mi permetta Signora ministro di farle notare che non lo si può spazzare via con la semplice affermazione dell’esistenza di testi espliciti e incontestabili (Nass Qatii) nel Corano. Le ONG nazionali che difendono i diritti umani e delle donne se ne occupano da molto prima che fossero tolte le riserve sulla CEDAW, sviluppando un’argomentazione solida e fondata al fine di permettere una discussione serena e responsabile.

Le scorciatoie colpevolizzanti che agitano lo spettro di un allontanamento dai precetti dell’islam e che metterebbero in imbarazzo i marocchini non le basteranno punto per rifiutare di discutere e ti aprirvi a questa questione quando verrà il momento. Vede, le donne e gli uomini del nuovo governo  saranno misurati e giudicati in base alle loro azioni, e sono queste che tutti aspettano. Può star certa che più della metà dei marocchini – che sono le donne – seguirà con attenzione le Sue azioni, più che le Sue dichiarazioni. E molti indicatori dimostrano che i marocchini non hanno più tempo da perdere con le intenzioni dichiarate e con i discorsi ideologici, che cercano scorciatoie creando equivoci e confusione. Certamente non è allungando di qualche centimetro le vesti e le djellaba delle donne, né riabilitando la poligamia o rilegittimando il matrimonio delle minori che ridurremo la prostituzione e che moralizzeremo la vita individuale e pubblica, e ancor meno risolveremo i problemi di violenza, di povertà e di precarietà che affliggono soprattutto le donne. Oggi che Lei è ministro, i media e le telecamere seguiranno il Suo lavoro più di quando eravate deputata. Accetterebbe questa semplice richiesta di una donna? Allora, per favore, sorrida onorevole ministro!

Di chi è la responsabilità?

Anche la fortunata eletta di questo governo, la signora Bassima Hakkaoui, non ha mancato di esprimere la propria delusione in occasione della sua prima dichiarazione alle televisioni nazionali. Ha immediatamente mitigato, aggiungendo che la responsabilità per la mancata candidatura di altre donne era da attribuire agli altri partiti della coalizione di governo. Con questo si vorrebbe insinuare che la sua nomina mette il PJD in una posizione diversa, quella della promozione della partecipazione delle donne al governo del paese, diversamente da quanto hanno fatto gli altri partiti con i quali esso ha stretto un’alleanza. Forse questo è solo un assaggio della solidarietà che contraddistingue i membri e dei partiti al governo. Ma, anche se l’uguaglianza e la non-discriminazione nei confronti delle donne non può essere ridotta a un semplice calcolo di percentuale, sta di fatto che non vi è che una sola donna su dodici ministri del PJD.

Se gli altri tre partiti della coalizione di governo avessero applicato questo criterio, avremmo avuto una “mezza donna” del partito Istiqlal e due terzi di donna ripartiti in parti uguali tra il Partito del Progresso e del Socialismo (PPS) e il Movimento Popolare (MP). In breve, accettando di fare un bonus, avremmo un ministro donna in più e si sarebbe dovuta trovare la candidata che gode del consenso di tutte e tre le formazioni politiche. Al di là di questa elementare ginnastica matematica che non cerca affatto di sdoganare i partiti politici, compreso il PJD, possiamo affermare che il sacrosanto tradizionalismo patriarcale e maschilista ha , ancora una volta, preso il sopravvento nelle dichiarazioni d’intento elettoraliste, e questo in maniera solidale tra i vari partiti al governo.

Chercher la femme

Non possiamo che sorprenderci, per usare un eufemismo, nel vedere che oltre alla dose omepatica delle donne nel governo Benkirane, si deve osservare con attenzione la foto ufficiale di quest’ultimo per vedere questo unico “esemplare” di donna. Anche a questo livello, che può apparire simbolico, vi è un grande contrasto con le foto ufficiali dei governi precedenti, in cui le donne ministro, quale che fosse il loro numero, erano ben visibili sulla foto ufficiale. In essa si poteva notare la loro fierezza personale, certamente legittima, ma anche la fierezza nazionale quella di un Marocco che vuole onorare le proprie donne. Nella foto del governo Benkirane, la signora ministro è alla fine della seconda fila, e il suo capo emerge a fatica tra gli onorevoli Driss Dahhak e Nabil Benabdellah. È solo un caso? O è una questione di pudore? Di chi allora? Del governo che ha praticamente escluso le donne? Oppure si tratta del pudore del ministro? Ancora una volta, la signora Hakkaoui potrà ribattere “che le donne devono essere giudicate a partire dalle loro azioni e non in base alla loro posizione – all’occorrenza tra le mura del parlamento”(2). È esattamente là che il nuovo ministro sarà atteso!

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(1) Video YouTube «Bassima Hakkaoui à propos de la levée par le Maroc des réserves sur la CEDAW».
(2) Video YouTube: «Controverse entre Bassima Hakkaoui et Skalli».

L’articolo originale è stato pubblicato il 6 gennaio 2012 sulla rivista tunisina L’Economiste (www.leconomiste.com)

Traduzione di Nicola Missaglia