C’è una bella frase di Raymond Carver: “La buona narrativa consiste in parte nel portare notizie da un mondo all’altro”.
È uno strumento efficace a disposizione del lettore per individuare un buon romanzo. Alice Zeniter non è solo una bravissima portatrice di notizie dal suo mondo complesso, plurale e meticcio, ma è soprattutto mediatrice fra due mondi, fra due culture, fra due generazioni. La scrittrice porta i segni della diversità sulla propria pelle: figlia di un matrimonio misto, madre francese e padre algerino, nata in Francia senza però rinunciare alle radici poste altrove, in Algeria. Non improvvisa, quindi, ma racconta una storia che conosce nei minimi particolari: la sua personale e quella della sua generazione.
La Zeniter affida il ruolo della protagonista del romanzo a se stessa. Allora è autobiografico? Non necessariamente. Anche se ogni romanzo è di base autobiografico, come sosteneva Alberto Moravia. Tuttavia è significativo l’incipit dove l’autrice si gioca tutto, in un manifesto senza equivoci: “La mia è la generazione di chi vivrà peggio dei suoi genitori”. Descrive in poche pagine la linea di demarcazione fra i figli ventenni e i genitori (orfani del ’68). Lo fa senza lamentele. Perciò mette subito in guardia il lettore con coraggio e con onestà intellettuale: non vuole elemosinare compassione e solidarietà, ma esprimere il suo punto di vista e tentare di comprendere quello degli altri. Non si fissa sulla punta del proprio naso, ma si espande sul mondo globalizzato in cui vive. L’atteggiamento non è adolescenziale, nel senso che non è finalizzato allo scontro. C’è un bisogno vitale di una narrazione nuova del mondo che cambia velocemente.
Cosa racconta Alice Zeniter? La trama è semplice. Amadou detto Mad è un ragazzo che vive in Francia fin da piccolo. La legge francese lo considera un immigrato perché è nato in Mali. Quindi rischia di essere espulso se non regolarizza la sua posizione. Per evitare quest’incubo Mad chiede aiuto alla sua amica di sempre, Alice. Come? Sposandolo, ma solo sulla carta, insomma un matrimonio bianco.
Alice accetta e inizia l’avventura. Prima di tutto deve mettere al corrente i genitori. Il padre è sconcertato, mentre incassa subito il sostegno della madre. La missione si complica ulteriormente con i funzionari della prefettura che controllano se la convivenza che deve precedere il matrimonio sia o no fittizia. Quindi bisogna prendere tutte le precauzioni per non essere scoperti. Perché il matrimonio bianco è un reato. Non dirò come andrà a finire. Alice e Mad si sposeranno? Sarà il lettore a scoprirlo leggendo fino alla fine il romanzo.
Indovina con chi mi sposo è un testo di cui è difficile non apprezzare lo stile, che definirei ‘infantile’ nel senso positivo del termine, cioè giocoso, ironico e soprattutto critico nei confronti del mondo dei padri e degli adulti, dando forma letteraria a quel detto arabo che dice: “Prendete la verità dalla bocca dei matti e dei bambini”. La Zeniter riesce a smontare il mito dell’integrazione alla francese, descrivendo scene di razzismo popolare e istituzionale, evitando retorica e vittimismo, compito non facile. Per la protagonista Alice, sposare Mad diventa un gioco di bambini, in cui si ride, ci si diverte e soprattutto si prende in giro il mondo degli adulti, fatto di ipocrisia e di irrazionalità. Alice non perde mai il buon senso, ad esempio, quando spiega al padre la situazione del suo amico d’infanzia e probabile futuro marito: “Lo sai meglio di me che Mad non c’entra niente col Mali, l’hai visto qui con me così tante volte, la sua vita è qui”. Il loro matrimonio bianco è un atto di protesta, anzi una sorta di legittima difesa dalle leggi introdotte da Sarkozy, come il test genetico nei casi di ricongiungimento familiare o la politica populista di “immigrazione scelta”.
La buona letteratura parte dal locale e tende all’universale. Questo romanzo, nato dalla realtà francese, affronta un problema divenuto di grande attualità in Italia. Ci sono quasi un milione di figli di immigrati nati nel Belpaese o arrivati da piccoli che non hanno diritto alla cittadinanza. A diciotto anni diventano immigrati, non più ammessi a godere del minimo di garanzie civili che il nostro sistema riconosce (ancora per quanto?) all’infanzia. Una volta una ragazza mi ha detto: “Sono un’italiana col permesso di soggiorno”. Una vera bomba a orologeria, una vergognosa esclusione di massa, in un paese civile.
Alice e Mad diventano portavoce di questi ragazzi. Quanti di loro possono identificarsi nelle parole disperate di Mad di fronte alla rigidità e alla sordità delle autorità: “Non ne posso più, Alice, quelle facce, quegli occhiali, il naso su cui scivolano gli occhiali, il loro tossicchiare, quel sorridere un po’ quando balbetto o quando m’impappino… e tu lo sai che posso essere il francofono più elegante del mondo”?
Indovina con chi mi sposo è un romanzo intelligente, ironico e spietato con gli adulti. Alice Zeniter dimostra un grande talento narrativo, che si esprime in una visione del mondo ricca, basata sul meticciato e sulla diversità.